A Mantova una giornata di riflessione e preghiera per i diaconi permanenti sul tema della liturgia

 

Sabato 11 ottobre a Mantova, presso il Centro pastorale diocesano, sono giunti più di un centinaio di diaconi lombardi, molti di loro accompagnati dalle loro mogli e figli, per il XVI Convegno regionale dei diaconi permanenti. Era presente il vescovo di Pavia, Monsignor Corrado Sanguineti, delegato per il Diaconato della Conferenza episcopale lombarda, don Filippo Dotti, referente per il Diaconato permanente della Diocesi di Milano, oltre ai sacerdoti responsabili e formatori dei diaconi nelle diverse diocesi lombarde. La diocesi di Cremona ha visto la partecipazione di 6 diaconi permanenti, accompagnati dal responsabile don Antonio Facchinetti. Tema del Convegno è stato: “La liturgia come fonte della spiritualità e della vita del diacono”.

Dopo la celebrazione delle Lodi, il vescovo di Mantova Marco Busca ha tenuto la relazione sul tema, partendo dalla considerazione che la liturgia manifesta la Chiesa, la forma dei riti incide sulla configurazione della forma della Chiesa, perché è molto importante la simbolicità del rito che rimanda al “tutto” della vita cristiana, il rito diventa esistenziale, in un’assemblea che è tutta celebrante.

E il diacono come si pone nella liturgia? Partendo dal principio della lex orandi, lex credendi, che dice che il contenuto della preghiera è il contenuto della fede, il diacono passa alla lex agendi, perché, essendo ministro ordinato per il servizio del vescovo, incarna l’immagine vivente di Cristo servo: celebrando il rito “all’altare” il diacono è proiettato nella vita operando nel mondo, accogliendo e chiamando i fratelli verso la celebrazione e sperimentando concretamente la missione.

Il vescovo Busca ha affermato che nella liturgia nulla è “innocente”, termine che nel suo significato etimologico indica qualcosa o qualcuno che “non -nuoce”; va da sé, quindi, che ogni atto nel rito “nuoce”, cioè è importante per il suo potente significato di valenza nella vita del mondo.

Nel momento di confronto, i partecipanti alla giornata si sono interrogati, tra l’altro, su come i diaconi possano servire la missione pastorale della Chiesa.

Il diacono – è stato evidenziato – è uomo della soglia, quei “pochi” atti che compie segnalano quel “molto” che c’è “prima” e “dopo” il rito, perché l’esempio della sua vita susciti imitatori; “prima” e il “dopo” si fondono con il rito, creano un “sempre”, un culto esistenziale, nel quale il rito è un frammento incastonato nel cuore del diacono, che fa della sua intera vita un’esistenza di servizio, vetrina di un modello di Chiesa che si fonda sull’immagine di Cristo Servo.

Dopo il confronto i diaconi hanno potuto vivere una celebrazione giubilare nella Basilica di Sant’Andrea con atto di venerazione alla reliquia del Preziosissimo Sangue di Cristo, che ha dato la possibilità di ripensare alle riflessioni della mattinata.

Il pranzo conviviale e la visita guidata alle bellezze artistiche della basilica hanno concluso i lavori del convegno.