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A Chiesa di casa sotto la lente la tutela dei minori

Chiesa di Casa guarda questa settimana alla tutela dei minori. Per questo, in dialogo con Riccardo Mancabelli, in studio, è intervenuto l’incaricato diocesano per la tutela dei minori don Antonio Facchinetti, con in collegamento, invece, Silvia Corbari, a cui è stata affidata la gestione del Centro di Ascolto.

Don Antonio ha anzitutto spiegato la natura di questo servizio, che prende le mosse da un desiderio di Papa Francesco che «parte dal desiderio non solo di cucire le ferite, ma anche di prevenire i limiti umani, soprattutto nel campo della custodia dei minori o delle persone che sono in qualche modo svantaggiate, perché non custodite nella loro maturità». Desiderio, prima di tutto, di una presa di coscienza: «Far sì che tutta la Chiesa si renda conto delle malvagità che possono essere state commesse all’interno della Chiesa».

Oltre al servizio nato a livello nazionale, ce n’è uno regionale e anche diocesano, come specifica don Facchinetti: «Si è cercato di costituire dei servizi centrali che a loro volta potessero avvalersi di servizi diocesani o inter-diocesani, guardando a due versanti: quella che è la registrazione delle segnalazioni, sia per la cura di chi è stato vittima sia per tenere presente le persone che hanno sbagliato e che hanno bisogno di un riscatto; l’altro campo è il discorso della prevenzione e della promozione di una educazione sana a tutti i livelli».

Cura e prevenzione, quindi, sono gli obiettivi pratici di questa proposta, obiettivi che si fanno “luogo” proprio nel Centro di Ascolto, di cui Silvia Corbari ha spiegato le caratteristiche principali: «Si accoglie sia chi vuole raccontare, sia chi vuole denunciare o esprimere la propria difficoltà. Il compito del centro di ascolto è proprio quello di accogliere, ascoltare ed eventualmente anche di orientare riguardo i passaggi ulteriori». Questo centro si avvale di strumenti che garantiscono comunque la riservatezza e l’anonimato e che portano poi verso il momento effettivo dell’ascolto, cioè un appuntamento.

Sotto la lente non ci sono solo gli abusi che fanno più rumore nella cronaca, ma anche quelli “di coscienza”.

Attualmente «viviamo un momento di relativa calma: non ci sono segnalazioni drammatiche o inquietanti. Questo, però, non ci deve lasciare tranquilli perché noi dobbiamo vigliare», conferma don Facchinetti.

Il tema, quindi, si intreccia fortemente con quello educativo: «Riuscire ad accrescere non solo le competenze, ma anche proprio l’approccio nel sentirsi educatori all’interno di una comunità, a prescindere dal ruolo che si va a svolgere credo che sia la base per un’attenzione che è fatta di rispetto e accoglienza. Stiamo anche camminando come Chiesa, come sinodo, per riprendere l’abitudine al fare insieme, al confrontarsi».

In conclusione, quindi, si è osservato come la tematica educativa sia il primo passaggio per una consapevolezza e una crescita sana e «imbevuta di fede».