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A Casalmaggiore la mostra su Franz e Franziska, «quando il “no” al male diventa un “sì” alla vita eterna già nell’oggi»

 

«Con il loro esempio Franz Jägerstätter e Franziska Schwaninger ci fanno vedere che è possibile in tempi bui – quando le guide si smarriscono, ci si allinea a una posizione maggioritaria, le persone sono disorientate e incapaci di valutare e giudicare – dire un “no” al male che diventa un “sì” alla vita eterna già nell’oggi». Questo lo spirito della mostra dedicata ai coniugi austriaci che il professor Sante Maletta, docente associato di Filosofia politica all’Università di Bergamo, ha presentato al pubblico nella serata di venerdì 25 ottobre nell’auditorium S. Giovanni Paolo II dell’oratorio Maffei di Casalmaggiore. Organizzata dalle parrocchie di Casalmaggiore insieme all’Associazione famiglie di Santo Stefano, in occasione della Fiera di San Carlo, la mostra ha lo scopo di far conoscere la storia di Franz e Franziska e della loro resistenza alla dittatura di Adolf Hitler nel «secolo dell’odio». L’esposizione, realizzata in occasione della manifestazione “Meeting per l’Amicizia fra i popoli” di quest’anno, sarà visitabile nella cripta del Duomo dal 1° al 10 novembre.

Dopo i saluti e i ringraziamenti dell’associazione famiglie da parte di Giovanna Gardinazzi, il professor Maletta ha offerto alcuni spunti per invogliare il pubblico a visitare la mostra e coglierne alcuni parallelismi con i tempi di oggi. In particolare, il relatore si è soffermato sul contesto storico-sociale in cui i due coniugi hanno vissuto, sulla figura di Franz e le ragioni che lo hanno portato alla scelta drammatica ma coraggiosa di opporsi al regime nazista.

Uno scenario dominato da forti ambiguità morali e smarrimento del senso critico, a partire dal problematico rapporto tra la dittatura di Hitler e la Chiesa austriaca. Infatti, la conferenza episcopale all’inizio appoggò il regime nazista, l’invasione del 1938 e la successiva annessione alla Germania attraverso il “referendum farsa”, muovendosi autonomamente rispetto alle posizioni contrarie della Santa Sede e al segretario di Stato Eugenio Pacelli, futuro Papa Pio XII. Il tentativo poi di ristabilire le priorità in campo educativo-assistenziale attraverso un concordato con lo stato nazista fallisce e dunque anche in Austria ebbero inizio le persecuzioni anticattoliche da parte del regime.

«Sono sempre colpito dalle persone che, di fronte a un male così pervasivo, sono state capaci di opporsi o non esserne complici», ha detto Maletta. Proprio come nel caso dei coniugi Jägerstätter, due contadini di Sankt Radegund, nell’alta baviera, i quali fin dall’inizio si opposero alla dittatura. Franz, in particolare, «era un contadino “sui generis”»: uomo appassionato alla vita, curioso lettore, acuto osservatore e riflessivo». L’incontro con Franziska chiarisce poi le idee sulla sua fede al punto di comprendere, nel corso della loro normale quotidianità, di «aver sperimentato il cielo sulla terra». Dalle sue lettere e quaderni durante il servizio militare, emerge la visione di Franz e il rifiuto al nazismo che lo porteranno poi al tragico epilogo della ghigliottina.

Meditando e riflettendo sulla sua fede, Franz comprese come «il rapporto con l’autorità che educa la coscienza, non può esimerci da esercitare la responsabilità personale, soprattutto nei frangenti in cui non è chiaro il bene e il male», ha spiegato il professore. Il personale dilemma di «assolvere il dovere di padre, marito e suddito del Reich oppure prendersi cura della propria anima», trova una soluzione negli «scrupoli di coscienza», ovvero «un’intuizione di quella differenza bene o male su cui lavorarci» per chiarire e prendere posizione – o azione, come nel caso di Franz –, nella società.

Il contadino austriaco rifiutò il nazismo perché incompatibile con la fede cristiana, «capisce che non si può separare Cristo dalla Chiesa, anche se quest’ultima è traballante». La vita eterna, per Franz, non era qualcosa di astratto, ma «concreta e rende ragionevole il suo sacrificio: i cristiani non sono coloro che scelgono di non vivere la terra per l’eternità, ma che cominciano a sperimentarla nella quotidianità», ha aggiunto Maletta.

Da qui la testimonianza – ancora oggi attuale – della dimensione culturale della fede cattolica, intesa come «coscienza critica della propria esperienza». E nonostante le critiche e l’isolamento da parte di parenti, ecclesiastici, compaesani, egli proverà gratitudine nei confronti di sua moglie Franziska, che lo sostenne «in una scelta che non lacera la sua coscienza, ma lo indirizza verso Cristo».

Unica donna nella Chiesa che ha assistito alla beatificazione di suo marito, avvenuta nel 2007 da parte di Papa Benedetto XVI, Franziska insieme a suo marito ha costruito un legame matrimoniale «dove è maturata la scelta estrema di Franz, segno di nascita e crescita di una possibilità feconda» di poter sviluppare una fede «che diventa cultura, valutazione, dialogo e incontro». Anche quando nella popolazione «c’è una condizione di decadenza morale e incapacità di resistere», la testimonianza dunque di Franz e Franziska è quella di «seguire anche la propria coscienza», intesa come la scelta contraria, non allineata e chiara, di «interrogarsi sulla propria vita, sulle proprie opere e sul contesto in cui si vive».

La mostra sarà aperta al pubblico dal 1° al 4 novembre e domenica 10 novembre dalle 10.30 alle 12.30 e dalle 15.30 alle 19; dal 5 al 9 novembre solo su prenotazione. Possibilità di visite guidate da concordare telefonando al 342-6220651.

Locandina della mostra