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A Caravaggio l’ultimo saluto a padre Giovanni Radaelli

Sono stati celebrati nel pomeriggio di giovedì 18 gennaio, nella chiesa parrocchiale di Caravaggio, i funerali di padre Giovanni Radaelli, missionario comboniano originario di Caravaggio, dove era rientrato nel 2000 pur continuando a vivere a pieno la sua passione missionaria. Così come ha ricordato il vescovo emerito di Cremona, mons. Dante Lafranconi, che ha presieduto le esequie, portando anche l’affetto del vescovo Antonio Napolioni, impegnato nel vicino Santuario di S. Maria del Fonte nella riunione della Conferenza episcopale lombarda.

Ricordando la figura di padre Radaelli, il vescovo Lafranconi ha voluto anzitutto sottolineare la sua «passione straordinaria» e il suo «impegno costante» nel tradurre la Bibbia in una lingua accessibile alla sua gente. Lo spunto per richiamare l’importanza della Parola di Dio: «Mi piacerebbe – ha detto mons. Lafranconi – che ciascuno di noi, quasi condividendo spirito di don Giovanni, potesse dire: anche per me la Parola di Dio è importante, ne sento il bisogno, non posso farne a meno!». Da qui l’invito a fare tesoro quotidianamente per lasciar plasmare mente e cuore, sperimentando quanto la Parola di Dio possa illuminare la vita.

Richiamando poi gli anni della missione in Africa – in Togo e in Benin – il Vescovo ha riferito di quando, conversando con lui sul suo amore per l’Africa, aveva più volte avuto modo di sentire padre Radaelli sottolineare che il suo affetto era per gli africani. «Tutti siamo parte del medesimo corpo – ha ricordato il Vescovo citando l’apostolo Paolo – e tutti dobbiamo amarci». E ha proseguito: «Anche noi oggi siamo in una condizione nella quale poter voler bene agli africani: non a quelli che vivono in Africa, ma quelli che abbiamo a portata di mano. Amarli con il desiderio che la nostra vita li aiuti a scoprire la bellezza dell’essere cristiani, della fede, della Parola di Dio. Perché c’è una missione che si fa partendo e c’è una missione che si fa restando: l’importante è restare con il cuore missionario, cioè così appassionato del Signore Gesù che non si può fare a meno di lasciarLo trasparire». Questa l’eredità lasciata in qualche modo da padre Radaelli.

Tanti i caravaggini che hanno voluto salutare il proprio concittadino deceduto il 12 gennaio presso la casa di riposo di Calvenzano, dove era ricoverato dal luglio scorso.

Parecchi anche i sacerdoti concelebranti. E non mancava neppure una rappresentanza dei Comboniani. Proprio uno di loro, fortemente legato a padre Giovanni, ha preso la parola al termine della Messa per un commosso ricordo.

Al termine dei funerali la salma è stata tumulata nel cimitero di Caravaggio.

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Profilo di don Giovanni Radaelli

Padre Giovanni Radaelli è nato a Caravaggio il 3 febbraio 1933 ed è stato ordinato a Verona nell’Istituto dei Missionari Comboniani il 14 marzo 1959.

Il suo servizio al Vangelo è stato svolto in Africa, in particolare in Togo, nella Chiesa di Aneho, una diocesi sussidiaria di Lomé, fino a quando le condizioni di salute di don Giovanni lo hanno consentito.

Nel 2000 è stato incardinato in Diocesi di Cremona e, pur continuando nella sua vocazione missionaria, è stato a servizio della parrocchia dei SS. Fermo e Rustico in Caravaggio come collaboratore.