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La pioggia non ferma la devozione dei castelleonesi. Il vescovo Antonio chiede un surplus di misericordia

È un impegno concreto quello che il vescovo Antonio ha affidato ai castelleonesi nel primo giorno anniverario delle Apparizioni a Domenica Zanenga in questo Anno Santo: essere misericordiosi nei confronti di qualche volto concreto che si incontra nella quotidianità. Naturalmente chiudendo a Maria l’intercessione per uno sguardo di benevolenza.

Ha assunto un significato particolare quest’anno la giornata dell’11 maggio al Santuario della Misericordia di Castelleone visto che il 505° anniversario delle Apparizione della Madonna si è celebrato proprio nell’Anno giubilare della Misericordia. Ma anche perché è stata la prima festa presieduta dal vescovo Antonio Napolioni. Unica nota dolente il maltempo, che non è riuscita però a rovinare l’intensa giornata di spiritualità mariana.

Così di prima mattina per tutti l’appuntamento è stato nella chiesa parrocchiale di Castelleone da dove, dopo un breve momento di preghiera, è partita la processione diretta al Santuario. Un vero e proprio voto alla Madonna. Per questo neppure gli anni della guerra hanno fermato questa tradizione; tanto meno la pioggia, pur se a tratti intensa.

Certo non c’era la banda ad accompagnare il tragitto, e non c’erano gli ospiti della casa di riposo Brunenghi. Ma i fedeli non erano comunque pochi: famiglie con bambini e ragazzi, giovani e anziani.

Ad aprire il corteo la croce e ceri, affiancati dal vicario don Vittore Bariselli. Poi la lunga processione: in una mano l’ombrello nell’altra il rosario. Sgrandando le decine del Rosario si è percorso tutto viale Santuario.

In fondo, dietro i ministranti, mons. Amedeo Ferrari, parroco di Castelleone e rettore del Santuario. Al suo fianco i vescovi Antonio e Dante. Seguivano le autorità del paese.

Ad accogliere tutti in Santuario è stato il custode del Santuario, don Rinaldo Salerno, che aspergeva con l’acqua benedetta.

Quindi un ulteriore gesto della tradizione: l’omaggio del cero da parte dell’Amministrazione comunale. Il sindaco Pietro Fiori l’ha offerto al vescovo Antonio Napolioni. Ma è stato l’emerito Dante Lafranconi ad accenderlo prima che il primo cittadino lo ponesse accanto all’immagine della Madonna.

Ha quindi fatto seguito le Messa. Numerosi i concelebranti, in particolare originari di Castelleone e che qui hanno prestato servizio. Ma non mancavano neppure alcuni sacerdoti e diaconi marchigiani, in questi giorni in diocesi. Accanto ai Vescovi, mons. Ferrari, don Salerno, il custode emerito don Silvio Spoldi e il vicario zonale don Antonio Bandirali.

Nelle parole di saluto mons. Amedeo Ferrari ha in particolare richiamato il messaggio della Madonna del Misericordia. Non è mancato naturalmente il ringraziamento al vescovo Antonio, a Castelleone ufficialmente per la prima volta, ma anche al vescovo Dante, presente per il 15esimo anno.

Iniziando l’omelia il vescovo Napolioni ha guardato al Giubileo, ormai per metà trascorso. Ma non un bilancio esteriore e quantitativo, ma di «misericordia ritrovata». «Dobbiamo ritrovare la misericordia – ha affermato – non come un’eccezione. Non è un accessorio per i momenti di emergenza. Dio è misericordia. Non è un’invenzione di Papa Francesco chiedere alla Chiesa di oggi di essere più misericordiosa, più immersa, più inzuppata della benevolenza, della tenerezza, della pazienza, della mitezza, persino della debolezza di Dio».

Rileggendo le letture il Vescovo si è soffermato a lungo sul fatto che «la misericordia è solo di Dio; solo Dio è totalmente misericordioso». Ricordando poi che «Gesù è il volto umano, visibile, riconoscibile della misericordia che Dio è. Non solo della misericordia che Dio ha per noi».

Poi lo sguardo rivolto a Maria che a tutti ripete il proprio invito: «Venite, accomodatevi, sedete, riposatevi, questa è casa vostra. Il mio cuore è casa vostra, il cuore di Dio è casa vostra, siete già suoi figli. Non c’è da fare niente di straordinario per guadagnarci il Cielo, se il Cielo è sceso sulla terra: c’è da accorgercene! Perché possiamo essere già salvati, ma non lo sappiamo; già perdonati, ma continuiamo a peccare; già custoditi, ma siamo in fuga, come se Dio non ci avesse già raggiunto, parlato, abbracciato. Già santi, ma ancora in cammino».

Passando in rassegna i verbi del Magnificat, mons. Napolioni ha sottolineato quanto fatto da Dio. Eppure ancora quante ingiustizie e sofferenze. «Ecco perché la misericordia non basta mai – ha detto il Vescovo –. È già piantata nella storia del mondo, ma deve raggiungere tutti i cuori. E chiama tutti noi a conversione: a riconoscerci come Maria oggetto di uno sguardo di predilezione da parte di Dio, ma non per questo arrivati».

«Io ho ammirato la vostra fede. L’ammiro sempre di più. Ma ora non sentiamoci contenti di questo: sentiamoci contenti di quanto la fede ci rimette in cammino gli uni incontro agli altri». Quindi l’incitamento a un istante di silenzio per cercare il volto concreto di qualcuno cui cui si fatica a essere misericordiosi. «Chiediamo a Maria – ha concluso il Vescovo – che ci doni uno sguardo di benevolenza, preghiamo per quelle situazioni senza giudicare, ma chiedendo al Signore di manifestare anche in noi un tratto della sua tenerezza e della sua fiducia. E allora vedrete come fiorirà il deserto, come rinascerà la vita e la comunione ci sorreggerà».

Al termine della Messa, animata dalla corale giovanile della parrocchia, l’affidamento alla Vergine, prima della benedizione finale e del congedo con un compito per la seconda parte dell’anno giubilare, da vivere «trattandoci meglio»: «Lo sguardo di Maria – ha auspicato il Vescovo – ci aiuti tutti a trattarci meglio: con più gentilezza, con pazienza, con più fiducia»

Ma non è stato questo l’unico appuntamento della giornata. Nel pomeriggio alle 15.30 la recita del Rosario con benedizione eucaristica. Alle 17 il Vespro, adorazione e benedizione eucaristica. Infine alle 19 la Messa presieduta dal parroco.

Photogallery:    Processione     Messa

 

Gli altri appuntamenti

Nei giorni successivi sono in programma alcune altre celebrazioni: giovedì 12 maggio, giorno in cui si commemora la seconda apparizione, giornata dedicata ai bambini e i ragazzi; venerdì 13 (terza apparizione) agli ammalati e agli anziani; sabato 14 (quarta apparizione) la chiusura delle celebrazioni con il ringraziamento e, alle 21, la processione da piazza Fondulo al Santuario.
Domenica 15 maggio, alle 10, in Santuario la Messa con il ricordo degli anniversari dei matrimoni (25°/40°/50°/60°).

 

Le apparizioni della Vergine

Nei giorni 11, 12, 13 e 14 maggio del 1511, la Madonna, presentatasi come Madre della Misericordia, apparve alla veggente Domenica Zanenga chiedendo che si digiunasse per alcuni giorni, che si facesse penitenza dei peccati, che si pregasse Dio, chiedendo perdono del male compiuto, che si rispettasse il riposo festivo e che si costruisse una chiesa chiamandola S. Maria della Misericordia.

Queste le parole della Vergine: «Alzati, Domenica, non temere! Io sono la Madre di misericordia. Tutti preghino Dio e facciano penitenza dei loro peccati. Troppo è offeso il Signore. Assicura tutti che io non mancherò mai di intercedere per i peccatori pentiti e di ottenere per loro perdono e misericordia. Si facciano pubbliche preghiere e rigorosi digiuni nei giorni di mercoledì, venerdì e sabato. Siano santificati e non profanati i giorni di festa. È mio desiderio che si costruisca in questo luogo una chiesa e sia chiamata Santa Maria della Misericordia».

 

La storia del Santuario

Nel 1513 iniziarono i lavori per la costruzione del santuario, su disegno di Agostino de Fondulis. Il tiburio fu ultimato nel 1525 e il campanile nel 1575. La statua della Madonna fu scolpita dallo scultore Giovanni Paolo Maltempo nel 1560, e solo recentemente è riapparsa nella sua semplice bellezza, complice il restauro del ricco e sontuoso abito ottocentesco. Diverse e importanti le opere d’arte conservate al suo interno, come varie sono state le vicende religiose e architettoniche del santuario, se ne ricordano due: nel 1866 l’incoronazione della statua della Beata Vergine della Misericordia (evento ricordato alla seconda domenica di settembre) e l’allungamento di una campata della chiesa nel 1910.