Tipologie di vocazioni

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Anche qui, non bisogna di pretendere il ritratto perfetto della propria situazione. Quelli che seguono sono solo alcuni tratti, schizzi appena abbozzati di una prima classificazione, magari un po’ rozza, ma non troppo lontana dal vero, che può aiutare ad orientarsi nel capire come Dio chiama nel mondo di oggi.
Vocazione adulta.
Vista come una mosca bianca fino a pochi anni (o decenni) fa, oggi è assolutamente la tipologia maggioritaria, se non esclusiva. Si tratta di persone di venti, trenta o quarant’anni che hanno già percorso un tratto di vita ricco e intenso, magari laureandosi o avendo alle spalle diversi anni di lavoro. Può darsi che la vocazione abbia già fatto capolino, in passato, sotto mentite spoglie, e magari non sia stata riconosciuta o assecondata, ma può darsi benissimo che il Signore si stia facendo sentire proprio adesso, per la prima volta. Queste persone, in genere, hanno tenacemente cercato di applicare al loro ambito quotidiano (università, lavoro, volontariato, amicizie) i valori cristiani, ma ora percepiscono come tutto questo non basta più e che viene richiesto loro una specie di “cambio di livello”: Dio non può più essere una dimensione a fianco di altre, seppure onorata e visitata, ma deve diventare la piattaforma e lo sfondo che dà l’orientamento a tutto il resto. La vita condotta finora viene percepita come giusta, una tappa necessaria, ma anche, in una certa maniera, un capitolo ormai concluso, come se fosse servito da preparazione a qualcos’altro che non è ancora chiaro, ma sembra si stia affacciando.
Vocazione in età infantile
Piuttosto frequente nel passato, perché facilitata dalla presenza di seminari minori o, comunque, da una società sostanzialmente cristiana, oggi è numericamente molto ridotta, ma la sua qualità non è inficiata e, anzi, piuttosto è accresciuta dalla scarsità numerica. Un bambino, o un ragazzo, sia maschio che femmina, grazie agli insegnamenti cristiani vissuti in famiglia, ad una felice esperienza in parrocchia o in oratorio, ad una vita di preghiera seria e costante, ad un servizio liturgico compiuto in qualità di ministrante, percepisce la grandezza e la bontà di Dio e della vita che Egli propone. Pur mancando, data la giovane età, di una visione anche solo abbozzata del mondo adulto e della società, sente dentro di sé che nulla può essere preferibile a Dio e alla Sua proposta. Questa chiamata precoce, come quella adulta, del resto, presenta punti di forza e di debolezza. Tra i primi, la genuinità ed il coraggio con cui viene accolta, senza tentennamenti e dilazioni, senza aspettare che cosa la vita potrà offrire in seguito allo scopo di fare, magari, qualche “calcolo di opportunità”. Tra i secondi, la necessità di ri-verificare, ad ogni nuova stagione della vita, le motivazioni originarie, non perché non fossero vere, ma perché vanno messe a confronto con fatti e situazioni nuove che non devono spegnere la fiammella, ma renderla più intensa e robusta.
Vocazione maturata in contesti lontani dalla fede.
Una sorta di “reazione” di fede, di fronte ad ambienti laici o di aperta opposizione a valori religiosi, non è necessariamente una reazione sbagliata, da guardare con sospetto, come “scintilla” della vocazione. L’importante è che non sia l’unica sua componente e che sia sottoposta al vaglio di un discernimento vocazionale guidato da una persona esperta (il direttore spirituale di un seminario o di un ordine religioso, un sacerdote di fiducia, una figura di religiosa esperta in materia spirituale…). Il Signore, per spronare qualcuno a lavorare nella Sua vigna, a volte può anche far percepire con particolare intensità la desolazione spirituale che regna in ambienti non abitati da Lui. Un successivo equilibrio andrà comunque raggiunto successivamente, perché questi ambienti non possono essere depennati dal proprio orizzonte, ma re-inclusi alla luce di una fede più matura, magari allo scopo di evangelizzarli nella maniera più adatta alle circostanze e alla forze disponibili.
Vocazione maturata in ambito oratoriano o parrocchiale
Dando una mano in parrocchia, ispirandosi alla figura di un sacerdote o di una religiosa, un / a ragazzo / a può maturare il desiderio di incarnare uno stile che appare buono e che richiama direttamente l’insegnamento di Gesù. Il desiderio di fare del bene, di giovare a qualcuno, la soddisfazione di compiere gesti che hanno diretta attinenza con il Vangelo sono un’ottima disposizione che è da incoraggiare e nutrire senza dubbio. Questo desiderio, certamente ispirato da Dio, andrà poi aiutato a maturare e ad allargarsi tenendo conto anche delle altre dimensioni che assumeranno un’importanza crescente nella vita del ragazzo: scuola, amici, sport, altre esperienze e testimonianze (o, anche, contro – testimonianze).
Vocazione maturata all’interno di un gruppo di preghiera o movimento ecclesiale.
Oggi è un caso piuttosto frequente che la chiamata di Dio si faccia strada all’interno di un percorso spirituale maturato dentro un movimento o associazione (Azione Cattolica, Scout, Rinnovamento nello Spirito, Neocatecumenali, Focolarini, Comunione e Liberazione o altri). Si tratta di vocazioni adulte che hanno tratto grande beneficio da questo tipo di appartenenza, che ha fatto sentir loro, oltre che l’attrattiva della fede, anche il calore di una comunità. Il passo successivo consisterà, all’interno del percorso di maturazione vocazionale che continua, nel concepire la comunità come una famiglia sempre più ampia, la Chiesa a livello universale e la parrocchia a livello locale, il che non contrasta necessariamente con il cammino da cui si proviene.
Vocazione maturata all’interno di una conversione
Consiste in un riavvicinamento alla fede, avvenuto dopo anni di lontananza o di indifferenza, all’interno del quale si percepisce una sorta di “imperativo” a dare anche la propria vita a Dio, come naturale conseguenza e sbocco del cambio radicale e repentino che sta avvenendo all’interno della persona. Trattandosi di due fenomeni in uno (conversione e vocazione) richiede un surplus di discernimento attuato con una persona competente (direttore spirituale).
Vocazione intellettuale
E’ molto raro, ma può succedere, che l’incontro con Dio avvenga al termine di un percorso filosofico, o intellettuale, magari dopo aver constatato che esso non fornisce tutte le risposte che si cercavano. Si affaccia allora la presenza di Dio che, come alternativa a questo vicolo cieco, fa balenare la Sua proposta di vita, in grado di appagare non solo la mente, ma anche il cuore. Questo tipo di vocazione è più solida dal punto di vista teoretico e dispone di ottime basi culturali di partenza, ma è tutta da verificare e irrobustire sul piano relazionale e pastorale, nel caso ci si stia orientando verso una risposta all’interno dell’ambito diocesano.