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Adolescenti, il Pozzo di Giacobbe si risveglia

Nel pomeriggio di mercoledì 2 giugno, presso la casa del Migliaro a Cremona, si è ritrovato il gruppo vocazionale “Pozzo di Giacobbe”, composto da ragazzi delle superiori.

Questi gli scopi dell’incontro: rinnovare un’amicizia, riannodare i fili del percorso già svolto, guardare al futuro e presentare il progetto delle settimane residenziali a potenziali nuovi interessati.

Scopi, tutto sommato, raggiunti in pieno. Ecco qualche immagine ed il calendario dell’iniziativa per l’anno prossimo, il cui obiettivo è, lo ricordiamo, aiutare i ragazzi a nutrire la propria fede e comprendere meglio quale potrebbe essere il progetto del Signore sulla vita di ciascuno, il tutti in un clima di famiglia e di amicizia, sotto la guida di figure adeguate.

Date delle mini – settimane residenziali del pozzo di Giacobbe per adolescenti (solo per
conoscenza). E’ sempre dalla domenica sera al giovedì sera, a parte novembre
NOVEMBRE 2021: dall’1 al 5
DICEMBRE 2021: dal 28 novembre al 2 dicembre
GENNAIO 2022: dal 9 al 13
FEBBRAIO 2022: dal 6 al 10
MARZO 2022: dal 6 al 10

Vocazione: si può parlarne anche oggi?

Il Centro Diocesano Vocazioni, in collaborazione con la Casa delle Comunicazioni della diocesi, ha realizzato un’intervista alla direttrice del CDV di Milano, la psicologa d.ssa Claudia Ciotti. Argomento: l’importanza del “fenomeno vocazione” ai tempi della pandemia.

Ecco qui sotto il link del video (nel canale Youtube della Formazione della Diocesi di Cremona) ed il testo con le tematiche trattate dalla relatrice.

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I giovani e la pandemia: la vocazione non conosce interruzioni

Questo, più o meno, il messaggio dell’incontro avvenuto online nel pomeriggio di sabato 6 marzo e destinato principalmente, ma non solo, ai giovani che già avevano manifestato interesse per il progetto del gruppo Samuele, che sarà necessariamente rimandato al prossimo anno pastorale.

Intanto, comunque, nulla impedisce che il tema “vocazione” possa continuare a fornire utili spunti di riflessione.

Ecco qui sotto la traccia tenuta da don Davide

Copia di Presentazione 6 marzo 2021-compresso

Le proposte vocazionali per adolescenti e per giovani 2020 – 2021

Quest’anno la proposta vocazionale del CDV è articolata su due fronti:

  • Adolescenti delle scuole superiori (“Il pozzo di Giacobbe”)
  • Giovani dai 20 ai 35 anni (Il “Gruppo Samuele”)

Il primo dei due file in allegato spiega appunto nel dettaglio le particolarità dei due cammini, il secondo costituisce una panoramica specifica sull’esperienza per adolescenti che, nello scorso anno pastorale passato, ha avuto anche un’appendice online (causa Covid).

Maggiori informazioni presso don Davide

Presentazione Giacobbe e Samuele_PDF-compresso

The Jakob’s Well – Digital Edition_PDF-compresso

Una riflessione vocazionale da una giovane

Una ragazza delle superiori, partendo dal tema dell’ingratitudine, proposto come spunto per un elaborato di religione a scuola, ha sviluppato una riflessione dalle sfumature vocazionali, che merita di essere condivisa.

Un gesto d’affetto non riconosciuto, un atto di bene non corrisposto e dimenticato. Chi non ha mai sperimentato su di sé il profondo dispiacere che sorge dinanzi all’ingratitudine di chi aiutiamo e sosteniamo? Eppure chi tra quelle stesse “vittime” non si è mai fatto a sua volta in-gratus, dimenticando l’aiuto del compagno, non riconoscendo il bene che lo circonda, non rispondendo con gratitudine a un dono ricevuto da un maestro, un amico, un genitore. Da figlia, sorella, amica, tante volte mi sono ritrovata cadere in quell’abisso quasi inevitabile che è l’ingratitudine. In molte relazioni sociali ci siamo abituati oggi a dare sempre più per scontati e per dovuti la presenza, il sostegno e l’aiuto dell’altro.

E’ dovere del maestro insegnare.

E’ compito del fratello starci vicino.

E’ il ruolo del genitore aiutarci e sostenerci.

E’ ruolo del genitore sopportare le nostre lamentele, accettare i nostri limiti, guidarci ed indicarci la via da seguire.

E’ ruolo del genitore.

Ma qual è il nostro di ruolo in quanto figli?

Non è certo quello di voltare le spalle, di rispondere con rancore al dono che ci viene dato, di essere ciechi e non vedere il bene che viene dall’altro. E’ forse questa la più bassa e meschina forma di egoismo.

Eppure sta dall’altra parte proprio nel dare senza aspettarsi un ricambio uno dei più grandi segni di altruismo. E’ solo in questo modo che ci si vaccina dall’ingratitudine: donando, dando gratuitamente, a prescindere dalla risposta emozionale che ne avremo in cambio.

Un genitore più di tutti è chiamato a confrontarsi con questo atteggiamento, con il saper dare in modo gratuito e pieno, lasciando al proprio figlio il tempo di crescere e capire che ogni cosa che riceviamo è un dono, che niente è dovuto o scontato.

E come va letto questo tipo di atteggiamento e di rapporto, se presa in considerazione la relazione più alta che si possa instaurare, quella con Dio?

Dio è un padre.

Dio è Il padre, che si dona in ogni sua forma a noi.

E’ un padre benevolo che cammina al nostro fianco. Una voce silenziosa ma sempre presente, che ci viene incontro e che aspetta paziente il nostro ascolto e la nostra risposta. Dio stesso, in quanto padre, è però esposto alla nostra ingratitudine.

L’ingratitudine di chi non è cieco, ma non vuole vedere. Di chi non si mette in ascolto e nega la voce che non sente. Di chi non si interroga, ma aspetta risposte. Di chi non riconosce il bene, la ricchezza, il dono che il Padre e il rapporto con Esso portano all’uomo. Eppure Dio non si arrende di fronte al silenzio, al nostro non rispondere a lui che ci chiama.

Dio è un padre, e in quanto tale sa perdonare l’ingratitudine dei suoi figli, che ancora devono crescere e comprendere la vera ricchezza del donare e del donarsi, che ancora devono imparare ad essere grati e riconoscenti per ogni singolo giorno, sguardo, abbraccio che viene a loro donato.

Una studentessa delle superiori

Il pozzo di Giacobbe, famiglia e vocazione vanno d’accordo.

Si potrebbe effettivamente adottare questo slogan se si volesse trarre un sommario bilancio dell’esperienza di questi primi tre mesi su quattro (da dicembre a febbraio) del progetto vocazionale messo in atto dalla pastorale giovanile diocesana insieme al Centro Diocesano Vocazioni.

I 6 ragazzi che hanno partecipato (l’ultima settimana dell’edizione di quest’anno si terrà a marzo) alla prima edizione, tutta cremonese, del “Pozzo di Giacobbe”, hanno espresso soddisfazione unanime in merito alla riuscita del percorso e qualcuno ha addirittura avanzato la richiesta di una prosecuzione in una sorta di “edizione estiva”.

Si è trattato, in sostanza, di una serie di 4 settimane residenziali, una al mese da dicembre a marzo (si sarebbe dovuti partire da novembre, ma gli impegni scolastici e familiari di alcuni degli aderenti hanno consigliato uno slittamento), in cui 6 studenti delle superiori di Cremona, dopo le ore scolastiche, hanno trascorso i restanti momenti della giornata presso la casa parrocchiale del Migliaro. Lì, guidati da don Davide del CDV, i coniugi Beppe e Sonia Galli della parrocchia del Boschetto e suor Chiara delle suore Adoratrici e suor Petra dell’ordine Carmelitano, hanno avuto modo di fare normalmente i compiti, condividere ritmi casalinghi con persone diverse dalla famiglia di origine e, soprattutto, confrontarsi sulla fede, meditare sul Vangelo, partecipare alla S. Messa, ascoltare testimoni chiamati dall’esterno in merito a tematiche vocazionali, condividere momenti di svago e amicizia.

In tutta onestà, si può dire che l’alchimia positiva è scattata. Grazie anche alla visione progettuale di don Paolo Arienti della Pastorale Giovanile Diocesana, all’ospitalità ed al prezioso supporto logistico ed organizzativo di don Maurizio Ghilardi della parrocchia ospitante e Ufficio Missionario, alla collaborazione di don Francesco Cortellini del Seminario e alla vicinanza della coppia di coniugi Romani di Vescovato (pronti ad entrare in campo per un’edizione successiva), si è davvero raggiunto il risultato, innanzitutto, di una bellissima collaborazione all’interno dell’équipe adulta, che si è immediatamente riflessa in un clima di familiarità e amicizia che ha da subito contagiato i ragazzi, diventati un gruppo compatto fin dalla prima sera.

L’idea sarebbe di estendere e continuare l’esperienza anche nel prossimo anno pastorale, certamente a Cremona e, auspicabilmente, anche in altri poli della diocesi. Il canale preferito, per ottenere tutto ciò, è sempre la collaborazione con sacerdoti, religiose, catechisti ed educatori, cioè coloro che sono meglio attrezzati per individuare ragazzi e  ragazze che possano recepire una proposta bella, ma intensa, che è alla portata di molti, ma non di tutti.

Insieme a un grazie rivolto a coloro che stanno rendendo possibile tutto ciò, a nome dell’intera équipe del Pozzo di Giacobbe mi sento di ringraziare in anticipo anche tutti gli amici che ci aiuteranno a far crescere ulteriormente questo progetto.

Don Davide Schiavon del Centro Diocesano Vocazioni

Settimane vocazionali, a novembre parte l’esperienza del “Pozzo di Giacobbe”

La gestazione è durata più di un anno, ma ora siamo pronti a partire. Da novembre a marzo, ogni mese, per quattro giorni al mese, in due poli della diocesi (la ex casa parrocchiale del Migliaro per Cremona ed una location ancora da definire nel dettaglio per la zona Dosimo – Vescovato) saranno attivate settimane “vocazionali per ragazzi /e dai 14 ai 18 anni, con lo scopo di approfondire la propria vocazione alla sequela di Gesù e comprendere qualcosa circa la vocazione al matrimonio ed alla vita consacrata.

I ragazzi, che dal lunedì al giovedì frequenteranno comunque la scuola come sempre, per pranzo, anziché tornare a casa propria, si recheranno in una “casa comune” dove, con la supervisione di una coppia di coniugi ed una figura di consacrato /a, svolgeranno i loro compiti, rifletteranno sulla Bibbia, pregheranno insieme e ascolteranno diverse testimonianze vocazionali.

Il tutto, ispirato al modello dell’esperienza del “Sicomoro” della diocesi di Como (che si può osservare nel DVD “Qui è ora” che è stato proiettato in diversi poli della diocesi), ma calibrato sulla realtà cremonese.

Concretamente, l’invito, più che direttamente ai ragazzi (non parliamo, infatti, tanto di “autocandidature”, quanto piuttosto di “segnalazioni”) è rivolto a parroci, vicari, suore e catechisti, la cui collaborazioni chiediamo per segnalare al Centro Diocesano Vocazioni singoli adolescenti che mostrano una certa sensibilità spirituale.

Non si tratterà di un campo scuola (al massimo saranno presenti 6-7 partecipanti per ogni casa), né di un ritiro, ma di una settimana studiata apposta per parlare di fede senza restrizioni né giudizi esterni, trovandosi con altri ragazzi che hanno lo stesso desiderio, per scoprire insieme che l’attrazione per Gesù non è un’anomalia da cui guarire, ma una grazia da coltivare.

Ecco in allegato la lettera in distribuzione presso i sacerdoti della diocesi (che riporta anche le date esatte). Si può contattare direttamente anche don Davide Schiavon del CDV (mail: d.schiavon@libero.it; cell. 3339234456), che sarà ben lieto sia di fornire tutti i necessari chiarimenti, sia di parlare con le famiglie dei potenziali ragazzi interessati.

Lettera Pozzo 2020_web

Casalbuttano, i giovani e la chiamata di Dio

Ecco il testo della riflessione che, nella sera di sabato 11 maggio, ha visto impegnati i giovani del gruppo parrocchiale insieme ai due don Davide (Pezzali, vicario, e Schiavon, del CDV).

Casalbuttano, sabato 11 maggio 2019

Il “richiamo” di Dio: minaccia da temere, o chance da cogliere?

 

TEMI:                                                   Accettare che il nostro progetto possa intrecciarsi con quello di Dio

Mettere d’accordo le nostre propensioni con i suggerimenti di Dio

Le richieste di Dio VS le nostre aspirazioni: c’è un punto di contatto?

I nostri desideri:

  • Felicità
  • Realizzazione
  • Relazioni
  • Benessere
  • Costruire qualcosa di solido

La parola di Dio: Mt 19

21 Gesù gli disse: «Se vuoi essere perfetto, va’, vendi ciò che hai e dàllo ai poveri, e avrai un tesoro nei cieli; poi, vieni e seguimi». 22 Ma il giovane, udita questa parola, se ne andò rattristato, perché aveva molti beni.

I desideri di Dio su di noi:

  • Non sprecare la vita
  • Essere felici in Sua compagnia
  • Curarci dei nostri fratelli e mettersi nei loro panni
  • Non lasciarci imbrogliare da proposte ingannevoli
  • Fare in modo che non abbiamo paura di puntare in alto, di “rischiare forte” per ottenere molto
  • Convincerci che questi obiettivi possiamo ottenerli solo con Lui e grazie a Lui

 

Le nostre domande:

  • C’è un ponte tra questi due ordini di desideri? Sì, la nostra umiltà.
  • C’è un potenziale ostacolo? Sì, la presunzione dell’autosufficienza.
  • C’è un sistema per mantenere la prima ed evitare la seconda?                                        Sì, essere onesti con noi stessi e guardare la vita per com’è davvero.
  • I vantaggi (i pro) della proposta di Dio: la felicità la otterremo
  • Gli “svantaggi” (i contro): non potremo attribuircene tutti i meriti. Saremo felici da figli, non da padreterni. Quello lasciamolo fare a Lui.

 

Gli “alleati” per vivere nella verità

  • La Bibbia
  • La Messa
  • La preghiera
  • I sacramenti

 

I “nemici” del vivere nella verità

  • Un’assolutizzazione delle nostre capacità
  • L’idolatria dell’uomo slegato da Dio
  • L’illusione di onnipotenza data dalla tecnologia
  • L’individualismo esasperato che taglia le relazioni umane.

Il dilemma finale:

Una “felicità” apparente costruita in autonomia, oppure quella vera condivisa con Dio?

Per qualche spunto ulteriorewww.vocazionicremona.it; parole chiave: fede; vocazione; catechismo; preghiera; youcat; docat (catechismi per i giovani)

La chiamata, nessuno è escluso

Il brano di Vangelo della chiamata di Levi ha fatto da spunto, nel pomeriggio di domenica 7 aprile, ad una delle riflessioni del gruppo di adolescenti di Pieve San Giacomo, Pieve d’Olmi e Stagno Lombardo, che hanno fatto visita anche alla Caritas e alla parrocchia di Sant’Abbondio. Ecco la traccia utilizzata con gli spunti di riflessione.

La chiamata di Levi (Luca 5,27-32)

27 Dopo ciò egli uscì e vide un pubblicano di nome Levi seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi!». 28 Egli, lasciando tutto, si alzò e lo seguì.
29 Poi Levi gli preparò un grande banchetto nella sua casa. C’era una folla di pubblicani e d’altra gente seduta con loro a tavola. 30 I farisei e i loro scribi mormoravano e dicevano ai suoi discepoli: «Perché mangiate e bevete con i pubblicani e i peccatori?». 31 Gesù rispose: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; 32 io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori a convertirsi».

Riflettiamo

  • Noi a volte partiamo sconfitti in partenza. Perché Dio non ci considera degli sconfitti?
  • Noi tendiamo ad etichettare gli altri. Perché Dio è disposto a darci sempre una seconda chance?
  • Una persona può essere identificata con vari aspetti del suo operato. Come fare in modo che abbia la possibilità di tirar fuori il meglio, se ancora non l’ha fatto?
  • Può darsi che in alcune fasi della vita, o magari anche adesso, non siamo molto soddisfatti di noi stessi, ma non riusciamo a cambiare. Che cosa ci suggerisce l’episodio della chiamata di Matteo?
  • Se, dopo la conversione, capitasse di sbagliare ancora, quali conclusioni bisogna trarre? Su che cosa si deve contare?

Vocazione: il valore della manutenzione ordinaria

La vocazione si può vedere come una grande chiamata: quando si riesce a decodificarla, accoglierla e rispondere positivamente, dunque, si è già a metà dell’opera. E’ un po’ come quando, nell’ambito dei rapporti tra uomo e donna, si comprende chi è la propria anima gemella, la persona con la quale si desidera trascorrere la vita.

Ma essere a metà dell’opera non significa trovarsi del tutto al sicuro, sia nel caso di una vocazione alla vita consacrata, sia che si tratti di vita matrimoniale. Una volta compiuta la grande scelta, questa va confermata, difesa, rafforzata, mantenuta. In altre parole, dopo il grande sì, che si può paragonare a un dono, una benedizione, una elezione, si apre il periodo mai concluso della manutenzione ordinaria, cioè tutta quella serie di micro – scelte, apparentemente più banali, che però possono, se messe in fila, rafforzare o smentire l’adesione al progetto di Dio.

Quindi, come due fidanzati, o sposi, non possono smettere di investire tempo ed energie in rispetto, attenzioni reciproche e costruzione di un dialogo, al tempo stesso una persona che ha deciso di consacrarsi a Dio non può esimersi dal mettere in atto tutte quelle pratiche virtuose senza le quali la grande decisione iniziale diventerebbe presto debole, fiacca, priva di contenuti, in altre parole un semplice contenitore dentro il quale non c’è più nulla.

Quali sono, dunque queste buone prassi? La preghiera quotidiana, nelle forme indicate dalla Chiesa ed in quelle spontanee, riservando ad esse il tempo che serve, senza la preoccupazione di andare al “risparmio”; la gestione oculata del proprio tempo, la risorsa più preziosa, che va impiegato in maniera costruttiva; il mantenere un atteggiamento disponibile alle esigenze altrui, considerando “affari propri” i problemi degli altri; la dedizione allo studio, al lavoro o a qualsiasi forma di incanalamento strutturato delle proprie energie fisiche o mentali.

Questi ingredienti hanno il potere di irrobustire una vocazione, ma, prima ancora, anche di facilitarne il riconoscimento e la pronta adesione. Un giovane che segua uno stile di vita improntato a questi princìpi ha certamente probabilità maggiori di trovare il proprio posto all’interno di un progetto matrimoniale o di consacrazione, rispetto a chi si affida maggiormente al caso, all’improvvisazione o all’ispirazione estemporanea.

Questa “manutenzione ordinaria” è poco appariscente, poco riconosciuta e richiede costanza, quindi corre il rischio di essere trascurata. Ma non va saltata, perché, in fin dei conti, il pericolo maggiore per le scelte più importanti non è dato di solito da un attacco frontale, ma da un lento, insidioso sgretolamento.

Un elogio della costanza, quindi? In definitiva, sì: anche nel campo della vocazione possiamo dire che la perseveranza vale più di scatti fulminei, ma isolati.

Don Davide Schiavon