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I giovani e la pandemia: la vocazione non conosce interruzioni

Questo, più o meno, il messaggio dell’incontro avvenuto online nel pomeriggio di sabato 6 marzo e destinato principalmente, ma non solo, ai giovani che già avevano manifestato interesse per il progetto del gruppo Samuele, che sarà necessariamente rimandato al prossimo anno pastorale.

Intanto, comunque, nulla impedisce che il tema “vocazione” possa continuare a fornire utili spunti di riflessione.

Ecco qui sotto la traccia tenuta da don Davide

Copia di Presentazione 6 marzo 2021-compresso

Proposte vocazionali per adolescenti e giovani: un po’ di materiale per spiegare il tutto

Cari amici operanti nella pastorale giovanile della diocesi di Cremona,

(consacrati o laici), a nome del Centro Diocesano Vocazioni, colgo l’occasione per illustrarvi brevemente il senso delle iniziative vocazionali di quest’anno e dei volantini che trovate nella busta. E, naturalmente, vi ringrazio in anticipo per l’attenzione che dedicherete a queste poche righe.

In estrema sintesi, per i ragazzi e ragazze delle superiori che frequentano la scuola a Cremona viene riproposta l’esperienza del Pozzo di Giacobbe. Si tratta di gruppi di 4 giorni residenziali (nelle brochure trovate il calendario) a cadenza mensile, da dicembre ad aprile, il cui scopo è di mettere a disposizione degli adolescenti un contesto ottimale per nutrire la propria fede e cominciare a chiedersi quale possa essere il proprio posto nella vita tenendo conto del progetto di Dio, che non ha mai controindicazioni. Come l’anno scorso (che, nonostante l’intoppo della pandemia, ha registrato un bilancio positivo sotto tutti i punti di vista) l’idea è quella di far sperimentare ai partecipanti un’atmosfera di famiglia (che non sia però quella di origine, per creare anche il giusto “stacco” che faciliti nuove dinamiche di gruppo) in cui parlare liberamente di Dio, di fede e di amicizie basate su questi valori. Come sempre, ci rivolgiamo a voi, sacerdoti, consacrate ed educatori, per presentare l’iniziativa ai ragazzi, fidandoci pienamente della vostra conoscenza dei medesimi in merito a chi potrebbe essere destinatario di una proposta certamente bella, ma anche profonda ed impegnativa. Circa la routine giornaliera, quando i ragazzi tornano da scuola, si pranza insieme, si fanno i compiti e seguono proposte di aggregazione, riflessione, catechesi e preghiera che impegnano il pomeriggio e la serata, con la presenza ogni mese di un testimone differente.

Per i giovani dai 20 ai 35 anni di tutta la diocesi (essendo adulti non dovrebbero avere problemi a spostarsi a Cremona), invece, da quest’anno parte l’esperienza ideata trent’anni fa a Milano dal Cardinal Martini: il gruppo Samuele. Si tratta di una domenica pomeriggio al mese, da novembre a maggio, durante la quale, seguendo il metodo ignaziano del discernimento, i partecipanti sono accompagnati a dare sostanza alla propria fede mediante una meditazione biblica, un adeguato contesto per la preghiera, il giusto spazio per l’introspezione al fine di individuare “aree di miglioramento” nella propria vita cristiana e l’opportunità di un confronto con i propri coetanei, il tutto con l’accompagnamento e la supervisione di un’équipe di consacrati e laici che organizzano i vari momenti seguendo l’ormai consolidata prassi milanese. A coloro che desiderano partecipare è richiesta, come a Milano, una breve lettera di motivazione, che illustri le ragioni principali che spingono a intraprendere questo cammino (capire meglio come aderire alla volontà di Dio, trovare un proprio equilibrio come cristiano o anche, magari, dare più sostanza alla propria fede), da indirizzare a don Davide Schiavon (d.schiavon@libero.it). Anche in questo caso, come per gli adolescenti, ci rivolgiamo primariamente a parroci, vicari, educatori ed al loro metro di giudizio in merito a chi proporre l’iniziativa, ma sono possibili, data l’età dei potenziali partecipanti, anche autocandidature. Riteniamo che soprattutto i santuari ed i luoghi di spiritualità particolarmente frequentati, anche attraverso la collaborazione di rettori e confessori, possano essere un luogo privilegiato per far conoscere l’opportunità ai giovani che potrebbero apprezzarla.

Nel ringraziare in anticipo tutti coloro che vorranno collaborare alla diffusione di queste iniziative che, è giusto ripeterlo a scanso di equivoci, semplicemente si affiancano e non sostituiscono mai quelle già attive nelle parrocchie e sul territorio, a nome dell’équipe mi dichiaro naturalmente sempre a disposizione per qualunque chiarimento o ulteriore collaborazione.

Qui sotto, in allegato, la locandina del pozzo di Giacobbe (adolescenti) e del gruppo Samuele (Giovani)

Brochure vocazioni 2021

Ed ecco qui invece un segnalibro specificamente sul gruppo Samuele (giovani)

Segnalibro Gruppo Samuele

I saluti più cordiali uniti ai migliori auguri di un buon anno pastorale.

Don Davide Schiavon, incaricato Centro Diocesano Vocazioni (cell. 3339234456)

Le proposte vocazionali per adolescenti e per giovani 2020 – 2021

Quest’anno la proposta vocazionale del CDV è articolata su due fronti:

  • Adolescenti delle scuole superiori (“Il pozzo di Giacobbe”)
  • Giovani dai 20 ai 35 anni (Il “Gruppo Samuele”)

Il primo dei due file in allegato spiega appunto nel dettaglio le particolarità dei due cammini, il secondo costituisce una panoramica specifica sull’esperienza per adolescenti che, nello scorso anno pastorale passato, ha avuto anche un’appendice online (causa Covid).

Maggiori informazioni presso don Davide

Presentazione Giacobbe e Samuele_PDF-compresso

The Jakob’s Well – Digital Edition_PDF-compresso

Il gruppo Samuele, una proposta vocazionale per i venti – trentenni

Il Centro Diocesano Vocazioni di Cremona, all’interno dell’area della pastorale giovanile, guarda da sempre con interesse alle buone prassi delle altre diocesi lombarde. Dopo aver infatti preso spunto fruttuosamente da Como con le settimane residenziali per adolescenti del “Pozzo di Giacobbe” (che anche quest’anno saranno riproposte con un calendario che sarà presto reso noto), ora si appresta a seguire la prassi milanese del gruppo Samuele, consistente in un cammino vocazionale a cadenza mensile per venti – trentenni.
Anche in questo caso, i dettagli saranno comunicati a breve, ma, in buona sostanza, si tratterà di una domenica pomeriggio al mese, con ogni probabilità presso la già collaudata casa del Migliaro a Cremona, in cui un gruppo di giovani, non superiori alla decina, con l’accompagnamento di una équipe di laici e consacrati e sotto la guida di un sacerdote “specializzato” nella divulgazione della Sacra Scrittura, potranno meditare sulla Bibbia e soprattutto interrogarsi sulle specifiche implicazioni che la Parola, come voce di Dio, ha sul proprio progetto di vita.
I requisiti per prendere parte a questa iniziativa, consistente appunto in 6-7 appuntamenti a cadenza mensile, è di avere un’età compresa tra i 20 e i 35 anni e nutrire un serio interesse per la propria fede, inteso sia come desiderio di offrirle un nutrimento solido e sostanzioso, sia di indagare attivamente quale potrebbe essere il disegno di Dio sulla propria vita, inteso nel senso più ampio.
Come sempre, il canale comunicativo primario scelto dal Centro Diocesano Vocazioni per diffondere l’iniziativa è ancora costituito dalle parrocchie (sacerdoti, suore, catechisti, educatori), che possono rivolgere la proposta ai giovani che ritengono, ma trattandosi di persone adulte è naturalmente possibile anche autocandidarsi, scrivendo (anche solo per chiedere informazioni) a d.schiavon@libero.it.
Aggiornamenti ulteriori su www.vocazionicremona.it o www.diocesidicremona.it/vocazioni.

Emergenza virus e vocazione. Una riflessione per i giovani

Anche e soprattutto in questo particolare frangente dell’emergenza “Corona Virus”, qualche riflessione di tipo vocazionale è possibile. In un’ottica di re – inizio che, prima o poi, auspicabilmente si presenterà, è lecita e doverosa la domanda sul “come ricostruire”. In tutti i sensi. Come ripartire dopo il terremoto causato da un evento inatteso, ma anche come ripartire dopo un’epoca che ci ha lasciati privi di punti di riferimento e motivazioni.

Bisogna imboccare una via cristiana che però sia esente dagli errori commessi nelle epoche precedenti. La nuova base da cui ripartire, per i giovani potrebbe dunque essere qualcosa di simile. Ecco cosa mi sentirei di dire ad un giovane, in questo imprevisto mese di marzo 2020.

  1. Sei giovane, pieno di forze, ma non vedi il modo per impiegarle. Non devi scoraggiarti. L’unica differenza tra te e le generazioni che ti hanno preceduto, è che quelle pensavano di vedere delle cause valide, senza interpellare Dio, hanno puntato male e hanno perso tutto. Tu, invece, non hai ancora capito su cosa puntare. Il che non è necessariamente un male.
  2. Il fatto che tu non veda dove ti devi dirigere è normale. D’ora in avanti sarà sempre più una regola. Non lo vedrai se non rimani attaccato a Dio. Questo significa che solo rivolgendoti a Lui, seriamente, con la preghiera ed una vita cristiana, hai la possibilità di mettere in fila una serie di scelte nella direzione giusta. Ma per il momento, non vedrai subito la meta, ma solo i passi successivi, lo stretto indispensabile per muoverti ed agire. Non avere fretta di avere davanti il quadro completo.
  3. Rimanendo attaccato a Dio, capirai che insieme a Lui le cose acquistano un senso. Le gioie e le fatiche. Entrambe hanno un senso ed un diritto di cittadinanza nella tua vita. Ma con Dio, le gioie sono sane e le fatiche sopportabili. Senza di lui, le gioie diventano illusorie e le fatiche delle tragedie.
  4. Il senso della vita è positivo, come il suo epilogo. Questo non devi dimenticarlo mai. Ma a determinate condizioni. Che, cioè, il tuo stile di vita sia evangelico, o che ritorni ad esserlo qualora ti capiti di discostartene. Se farai così, avrai una gioia ed una serenità di fondo. Se sceglierai un’altra strada, lo fai a tuo rischio e pericolo. In quel caso, la disfatta è una possibilità concreta.
  5. Il vero metro di giudizio è la tua coscienza, che ti mantiene in comunicazione con Dio. Il confronto con gli altri non pesa più del 5%. Questo, per due motivi: innanzitutto, gli altri mostrano di sé una facciata che non è quella vera; in secondo luogo, non disponiamo di tutte le informazioni sufficienti per fare un vero confronto.
  6. Fare affidamento sulla propria coscienza come metro di giudizio significa fare attenzione ai segnali che essa manda: la soddisfazione, la vergogna, la gioia, la tristezza. Se queste sensazioni si palesano nell’ambito di un globale contatto con Dio, sono da prendere seriamente e delineano un piano di azione. Una conferma, o una smentita riguardo a come ci si sta comportando.
  7. Se riferirti a Dio ti sembra un’assurdità, perché non sei abituato, nessuno in famiglia ti ha insegnato a farlo, non lo frequenti da tempo….Prova a dirgli una preghiera, come sei capace. Una di quelle tradizionali, che ti hanno insegnato a catechismo. Oppure apri il Vangelo e leggi un brano. Poi prova a dire qualcosa di tuo al Signore. Poi mettiti in silenzio ad ascoltare. Cioè fai delle considerazioni sul brano, o sulla preghiera. Ti verranno in mente altre cose. Trasformale in una richiesta fatta a Dio.
  8. Se non ti senti ancora pronto a chiamare in causa Dio perché hai dei progetti in atto e temi che il Suo intervento te li possa scompaginare, fai come credi. Però impegnati davvero in questi progetti. Fino in fondo. Stai comunque cercando di non buttar via la tua vita e il tempo non lo puoi sprecare. Se non vuoi, per il momento, fidarti di Dio, dedicati a qualcosa di grande. Magari sarà Dio a farsi vivo attraverso questo progetto. Ma abbi l’onestà intellettuale di non ignorare eventuali interrogativi che potranno affacciarsi.
  9. Se cerchi una pienezza, sappi riconoscere i campanelli di allarme che, mentre stai esplorando tutte le strade possibili, ti fanno capire che hai imboccato la strada dell’autodistruzione. Anche in questo caso devi avere l’onestà intellettuale di rimettere in discussione le tue scelte. La coerenza e la determinazione non possono spingersi fino al logoramento consapevole, deliberato e permanente delle proprie energie vitali.
  10. Oggi più che mai, la vita ti chiede di potenziare le tue capacità di navigazione. Le “mappe” di una volta, che ad onor del vero non erano granché, non servono più a nulla, perché il paesaggio è mutato del tutto. L’unico riferimento rimane il Vangelo, cioè la Parola di Dio che è l’unica bussola che non sbaglia. Il resto, non aver paura di metterlo in discussione ed accantonarlo. Sul Vangelo, invece, costruisci la tua vita. Non ti deluderà e non verrà mai meno. Non ti demoralizzare se ci metterai più tempo. Sarà tempo ben speso, per una costruzione eterna.

Don Davide

Casalbuttano, i giovani e la chiamata di Dio

Ecco il testo della riflessione che, nella sera di sabato 11 maggio, ha visto impegnati i giovani del gruppo parrocchiale insieme ai due don Davide (Pezzali, vicario, e Schiavon, del CDV).

Casalbuttano, sabato 11 maggio 2019

Il “richiamo” di Dio: minaccia da temere, o chance da cogliere?

 

TEMI:                                                   Accettare che il nostro progetto possa intrecciarsi con quello di Dio

Mettere d’accordo le nostre propensioni con i suggerimenti di Dio

Le richieste di Dio VS le nostre aspirazioni: c’è un punto di contatto?

I nostri desideri:

  • Felicità
  • Realizzazione
  • Relazioni
  • Benessere
  • Costruire qualcosa di solido

La parola di Dio: Mt 19

21 Gesù gli disse: «Se vuoi essere perfetto, va’, vendi ciò che hai e dàllo ai poveri, e avrai un tesoro nei cieli; poi, vieni e seguimi». 22 Ma il giovane, udita questa parola, se ne andò rattristato, perché aveva molti beni.

I desideri di Dio su di noi:

  • Non sprecare la vita
  • Essere felici in Sua compagnia
  • Curarci dei nostri fratelli e mettersi nei loro panni
  • Non lasciarci imbrogliare da proposte ingannevoli
  • Fare in modo che non abbiamo paura di puntare in alto, di “rischiare forte” per ottenere molto
  • Convincerci che questi obiettivi possiamo ottenerli solo con Lui e grazie a Lui

 

Le nostre domande:

  • C’è un ponte tra questi due ordini di desideri? Sì, la nostra umiltà.
  • C’è un potenziale ostacolo? Sì, la presunzione dell’autosufficienza.
  • C’è un sistema per mantenere la prima ed evitare la seconda?                                        Sì, essere onesti con noi stessi e guardare la vita per com’è davvero.
  • I vantaggi (i pro) della proposta di Dio: la felicità la otterremo
  • Gli “svantaggi” (i contro): non potremo attribuircene tutti i meriti. Saremo felici da figli, non da padreterni. Quello lasciamolo fare a Lui.

 

Gli “alleati” per vivere nella verità

  • La Bibbia
  • La Messa
  • La preghiera
  • I sacramenti

 

I “nemici” del vivere nella verità

  • Un’assolutizzazione delle nostre capacità
  • L’idolatria dell’uomo slegato da Dio
  • L’illusione di onnipotenza data dalla tecnologia
  • L’individualismo esasperato che taglia le relazioni umane.

Il dilemma finale:

Una “felicità” apparente costruita in autonomia, oppure quella vera condivisa con Dio?

Per qualche spunto ulteriorewww.vocazionicremona.it; parole chiave: fede; vocazione; catechismo; preghiera; youcat; docat (catechismi per i giovani)

Esercizi spirituali ignaziani, una proposta per i giovani

VIVI E SVEGLI!

Bienno (BS) – Domenica sera 18 – venerdì 23 mattina agosto 2019

 

Il Centro Regionale Vocazioni della Lombardia promuove gli Esercizi Spirituali Ignaziani per giovani.

L’esperienza è in linea con il tema del discernimento posto all’attenzione dei vescovi durante il Sinodo dei giovani ed è espressione della comunione e della collaborazione delle diocesi lombarde.

Gli Esercizi Ignaziani sono per i giovani una risposta all’invito di Papa Francesco: “Stando di fronte a Gesù, faccia a faccia, abbiate il coraggio, non abbiate paura di aprirgli il cuore, perché Lui rinnovi il fuoco del Suo amore, perché vi spinga ad abbracciare la vita con tutta la sua fragilità, con tutta la sua piccolezza, ma anche con tutta la sua grandezza e bellezza. Che Gesù vi aiuti a scoprire la bellezza di essere vivi e svegli. Vivi e svegli”. (GMG 2019 a Panama)

La Proposta di preghiera:

Gli Esercizi Spirituali di Sant’Ignazio sono una proposta di preghiera:

– in completo silenzio (anche durante i pasti) e si prolunga per diversi giorni (corso di esercizi)
– si avvale dell’aiuto di un accompagnamento personale (guida)
– si svolge attraverso un percorso di meditazione della Parola di Dio (modo di pregare)
– punta a prendere delle decisioni per cambiare e pacificare la propria vita (discernimento)

Come si svolge la giornata:

  • Due proposte di preghiera ogni giorno (una al mattino e una al pomeriggio);
  • Un momento di approfondimento del metodo di preghiera ignaziana;
  • Colloquio quotidiano con una guida;
  • Celebrazione Eucaristica quotidiana.

La sera di arrivo si prevede un incontro di conoscenza e di fraternità.

 

A chi si rivolge: ai giovani dai 18 ai 35 anni alla prima esperienza degli Esercizi Ignaziani.

 

Chi è il sacerdote: P. Nicola Bordognagesuita, guida di esercizi. Sarà coadiuvato dalle guide spirituali per l’accompagnamento personale.

 

Quando:

Dalla cena di domenica 18 agosto alla colazione di venerdì 23 agosto 2019

Dove: Eremo dei Santi Pietro e Paolo – Bienno (Bs) in Valcamonica

 

Quanto costa: € 200,00 per la quota alberghiera da versare direttamente all’ Eremo dei Santi Pietro e Paolo – Bienno (Bs)

 

Per informazioni e iscrizioni:

Michela Boffi, Responsabile del Centro Regionale Vocazioni della Lombardia, tel. 3387042599 Indirizzo mail: crvlombardia@gmail.com.

 

Iscrizioni entro: 30 giugno 2019

Prima della vocazione? Prendere la vita sul serio

Qualche riflessione a sfondo vocazionale

Parlando di vocazioni, o di crisi delle vocazioni, solitamente ci si riferisce al terreno preparatorio all’interno del quale esse fioriscono, finendo per identificarlo con la fede, o la ricerca di Dio, o con questioni, comunque, riguardanti la spiritualità.

Tutto questo è vero, ma il discorso si può allargare e rendere più generale affermando, senza troppa paura di sbagliare, che il terreno dentro al quale una vocazione fiorisce consiste nella propensione a prendere la vita sul serio. Prendere la vita sul serio vuol dire considerarla preziosa, cercare di non sprecarla, tentare di spenderla nella maniera più proficua possibile. Detto in altri termini, impegnarsi.

Chi è disposto a porsi obiettivi, spendere energie, tentare, ritentare, costruire, abbattere e ri-edificare mette in moto un processo virtuoso che genera informazioni, crea esperienza, chiarisce le idee, definisce meglio le proprie aspettative. Chi vive intensamente, prima o poi trova qualcosa di importante. In prima battuta, questa “scoperta” potrebbe anche non coincidere con Dio, la fede o la vocazione. Ma, certamente, si tratterà di qualcosa di buono, o grande, o importante che, con queste cose, una qualche parentela ce l’ha.

Al contrario, chi sono coloro che paiono destinati a non trovar nulla, a rimanere perennemente insoddisfatti, al di qua del guado, sempre in balia di ripensamenti o tentennamenti? Sono coloro che non sono disposti a faticare, a osare, a pianificare un impegno. Chi, in altre parole, mette la moneta sotto terra per paura di perderla.

Il discorso, però, non è così lineare, semplice ed edificante come potrebbe sembrare in prima battuta.

Qualche giorno fa, al telegiornale, erano intervistati alcuni giovani che manifestavano a favore della salvaguardia dell’ambiente. A un giornalista, che domandava loro se non ritenessero più proficuo andare a lezione e studiare, anziché scendere per le strade con gli striscioni, un ragazzo rispondeva più o meno in questi termini: che senso ha studiare per costruirsi un futuro quando, nelle condizioni in cui versa il mondo attuale, probabilmente non c’è futuro?

In altri termini, potremmo dire, che senso ha impegnarsi, lavorare, far fatica, quando all’orizzonte non si intravedono prospettive? E’ un po’ come se ai giovani che si trovano di fronte ad un banco di nebbia che impedisce la visuale, si chiedesse, anziché stare fermi in attesa che la nebbia cali, di mettersi invece in viaggio e, anzi, li si incoraggiasse a schiacciare sull’acceleratore, magari col rischio di sfracellarsi.

Ma, anche in questo caso, l’analogia zoppica. Sarebbe corretta, se gli elementi in campo fossero solo questi: il viaggiatore e la nebbia. In realtà ve n’è un terzo, il vento (e stavolta, invece, il rimando allo Spirito Santo non zoppica affatto), che è pronto a soffiare via la nebbia non appena si accorge della buona volontà, della determinazione e del coraggio di chi, contro ogni apparente buon senso, decide di mettersi per strada comunque.

Fuor di metafora, forse la situazione giovanile di oggi può essere riesaminata in un’ottica differente. Certo, è necessario riconoscere che questa nebbia esiste, ed è anche parecchio fitta. Rispetto al passato, è vero, i ragazzi di oggi dispongono di molte più strade e mezzi per comprendere, imparare, viaggiare, ma, paradossalmente, scegliere la direzione è diventato più difficile, per non dire angosciante, col risultato che molti preferiscono star fermi in attesa di vedere se la situazione si chiarisce (il caso estremo è rappresentato dagli hikikomori, parola giapponese che designa coloro che si chiudono in una stanza e tagliano i contatti col mondo, eccettuato il tenue filo rappresentato dal Web e dalla tecnologia).

Invece, per mettere in moto il vento chiarificatore, bisogna che prima ci muoviamo noi. Tentando in buona fede, osando, intraprendendo. Magari, per esempio, un corso di studi impegnativo, che cerchi di coniugare le proprie attitudini con le richieste del mondo esterno. Magari, un periodo all’estero, che apre orizzonti, aumenta l’esperienza e permette di conoscere persone nuove. Magari, un percorso spirituale personale, che potrebbe anche diventare comunitario, per dare radici più solide alla nostra identità e verificare la tenuta dei valori in cui crediamo. Magari, un’esperienza di volontariato un po’ “estrema”, che facendoci uscire da noi stessi a vantaggio degli altri, ci aiuti a vedere in maniera un po’ più obiettiva e distaccata anche le nostre personali faccende.

Sembrerebbe troppo facile e semplicistico concludere col detto popolare “aiutati che il ciel t’aiuta”, per non andare sul più “pagano” “la fortuna aiuta gli audaci”. In realtà, la fortuna NON aiuta gli audaci. E’ Dio che li aiuta, attraverso lo Spirito Santo, facendo capire a ciascuno la sua Vocazione, cioè il suo posto nel mondo. Ma all’interno di un progetto che, con il Signore, in qualche maniera, c’entra sempre.

don Davide

Sinodo giovani, qualche prospettiva per il futuro

Il sinodo giovani da poco concluso si presta a diverse considerazioni di tipo vocazionale, non solo perché la vocazione stessa è stato un tema molto dibattuto (anche al di là di ogni aspettativa) all’interno delle assemblee. Esistono almeno quattro prospettive da cui è possibile cercare di trarre insegnamenti da questa straordinaria assise di giovani credenti.

La prospettiva degli adulti

La lettera post – sinodale del Vescovo pone come obiettivo esplicito, fra gli altri, quello di formare adulti in grado di aiutare i ragazzi a comprendere la propria strada.  In che maniera, dunque, si può realizzare questo mandato?

Una delle letture che sembrano emergere dal sinodo è la constatazione di una gioventù a volte propositiva, ma spesso indecisa, la cui indecisione pare a sua volta essere fortemente correlata all’incertezza degli adulti. Se questo è vero, sembra non azzardato affermare che, in effetti, la presenza di adulti maggiormente sicuri delle proprie convinzioni (e, quindi, percepiti come “autorevoli”, se non si vuole usare l’espressione “modelli da imitare” o “esempi da seguire”) potrebbe influire positivamente sull’orientamento delle giovani generazioni.

Il problema, però, si sposta allora sulla condizione stessa degli adulti, che paiono intimiditi, timorosi di comunicare dei punti fermi ai ragazzi… Forse perché temono di sentirsi rinfacciare una coerenza non sempre adamantina con questi princìpi…. O magari anche perché i punti fermi tendono a non vederli nemmeno loro.

Se l’analisi è corretta, allora una possibile linea di azione, per gli adulti, sulla scia del sinodo, potrebbe essere un cammino di riscoperta della propria vocazione, dei propri punti fermi, delle proprie convinzioni. Solo così l’essere testimoni di fronte ai giovani diventerà naturale e spontaneo, anziché rivestire i connotati di una recita forzata per la quale non ci si sente portati.

La prospettiva dei giovani (sinodali e credenti in generale)

I giovani, al sinodo, hanno chiesto di essere accompagnati. Si sono detti piacevolmente sopresi dell’attenzione loro ricolta dalla Chiesa e hanno riconosciuto di avere un gran bisogno di cammini formativi, di proposte educative. Sono consapevoli delle proprie fragilità e domandano autenticità alla Chiesa ed al mondo degli adulti. Non hanno espresso forse più di tanto il desiderio di diventare testimoni di fronte ai loro coetanei non credenti, o al mondo in generale: la priorità, per il momento, sembra essere l’irrobustimento della propria fede e la prosecuzione di un dialogo con la Chiesa.

Stando così le cose, però, i giovani devono tener fede ai desideri espressi nella sede sinodale. In concreto, essere presenti alle proposte formative che con decisione invocano. Non evitare le domande scomode (e le relative risposte che potrebbero giungere) che loro stessi a più riprese hanno posto. Volgere a loro vantaggio l’attenzione che la Chiesa ha deciso di dedicar loro, dimostrando di non essere destinatari passivi di iniziative preconfezionate, ma diventare protagonisti nella co-progettazione di cammini personalizzati.

Tutte queste considerazioni valgono, naturalmente, per coloro che, come i giovani sinodali, sono già vicini alla Chiesa e alla fede. Per tutti gli altri, che per i motivi più vari non hanno ancora percepito un bisogno di questo genere o l’hanno soddisfatto per altre vie, l’auspicio è che mantengano comunque viva una sete di verità, che è il terreno primario per il germogliare ed il fiorire di qualunque discorso di fede.

La prospettiva delle comunità cristiane

Per le comunità cristiane (parrocchie, oratori, associazioni, gruppi di ispirazione cristiana), dopo il sinodo, l’impegno e la sfida sono quelli di considerare i giovani non come interlocutori occasionali, ma come “termometro permanente” dei segni dei tempi e “partner a pieno titolo” per le decisioni riguardanti il cammino ecclesiale. La domanda da porsi costantemente è: stiamo andando avanti per inerzia, o teniamo conto delle esigenze di chi, per ragioni anagrafiche, si trova pienamente nel vortice della vita ed è a massimo contatto con la realtà? Stiamo perpetuando le nostre abitudini, oppure cercando di intercettare i veri bisogni della gente, bisogni dei quali i giovani, anche se a volte, magari, con modi irruenti o eventualmente anche un po’ scomposti, sono gli interpreti più autentici?

Ma, soprattutto, la domanda essenziale per le comunità ecclesiali potrebbe suonare così: al di là delle esigenze espresse dai giovani sinodali, che chiedono un accompagnamento (e devono però anche dimostrare di apprezzarlo quando viene loro offerto), è evidente che l’universo giovanile in generale (comprendente anche e soprattutto gli “extra – sinodo”) è piuttosto restio a essere contattato e a lasciarsi coinvolgere in iniziative riguardanti la fede. Di fronte a questo stato di cose, ci lasciamo scoraggiare, la consideriamo una partita persa, oppure continuiamo il paziente lavoro di semina che ci spetta, senza pretendere ad ogni costo risultati a breve?

La prospettiva dei formatori (catechisti, accompagnatori, operatori pastorali)

Nel formulare proposte per i giovani, ci limitiamo a convocarli, o siamo disposti ad andarli a cercare? Diamo per scontato che ascoltino il nostro messaggio, o abbiamo la pazienza di sentire qualche racconto della vita che conducono? Siamo propensi alla stigmatizzazione dei loro stili di vita così diversi dai nostri, o cerchiamo, per quanto è possibile, di metterci nei loro panni per comprendere la genesi delle loro scelte e le motivazioni del loro linguaggio?

Intendiamoci, in alcuni casi può darsi che le proposte formative sottoposte ai giovani tengano già conto di queste riflessioni e si presentino con contenuti solidi, una forma accattivante, uno stile coinvolgente, un atteggiamento umile. A volte, magari, l’unica cosa che manca è proprio la presenza dei giovani. Anche questa eventualità può presentarsi, ed in questo caso l’ultima carta da giocare (carta che, in realtà, dovrebbe essere anche la prima, e comunque andrebbe giocata sempre) è la preghiera.

Occorre cioè pregare per i ragazzi che chiamiamo ai nostri incontri, che speriamo di intercettare, di cui ci sforziamo di capire le dinamiche. Magari, all’incontro del gruppo giovani non li vedremo comunque. Ma, almeno, avremo la coscienza pulita di chi ha seminato con impegno. Se, poi, non saremo noi a raccogliere, in un’ottica evangelica forse questo esito è pure più meritorio e quindi addirittura preferibile.

Nutrire la fede dei giovani: DoCat, la Chiesa e il sociale

Nuove schede tratte dal catechismo “DOcat” arricchiscono il materiale reso disponibile per l’auto – formazione dei giovani sulla loro fede. La Dottrina Sociale della Chiesa è il tema di questi ultimi contributi.

6 – La Chiesa e il sociale_PDF-ilovepdf-compressed

7 – La Chiesa e il sociale (bis)_PDF-ilovepdf-compressed

8 – La Chiesa il mondo il sociale_PDF-compressed

9 – Il sociale e la competenza della Chiesa_PDF-compressed

10 – La validità della Dottrina Sociale della Chiesa_PDF-min