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“Qui è ora”, a Castelleone una lettura vocazionale del docu – film sugli oratori

Nella serata di giovedì 31 gennaio, presso il cine – teatro Giovanni Paolo II di Castelleone, è stato proiettato il documentario sugli oratori fatto realizzare dalle diocesi lombarde, che costituisce uno spaccato fedele delle realtà di pastorale giovanile delle nostre parrocchie.

https://www.mymovies.it/film/2018/qui-e-ora/

Qui di seguito i punti toccati da don Davide del CDV nell’intervento che è seguito.

Castelleone, giovedì 31 gennaio – Adulti accompagnatori dei ragazzi nella loro vocazione

  • Dalla lettera post – sinodale: “Un impegno di formazione permanente degli adulti, perché sperimentino personalmente il valore del discernimento spirituale e siano più capaci di accompagnare i giovani nella scoperta della loro vocazione.”
  • Come noi adulti possiamo aiutare i ragazzi a intravedere la propria strada?
  • Scardinando l’idea che nessuno possa più dire nulla a qualcun altro
  • Anche se è più giovane
  • E’ vero che non possiamo farci chiamare “Maestro”, perché uno solo è il Maestro, il Cristo.
  • Mio ambito di osservazione:
    • Vicario di oratorio
    • Insegnante di religione alle superiori
    • Addetto all’”attenzione vocazionale
  • Agire onestamente, a carte scoperte.
  • Lasciare intendere che c’è una verità.
  • Siamo tutti principianti nel metterla in pratica, è vero.
  • Ma i nostri personali risultati altalenanti nella sua attuazione non devono portarci a disconoscerne l’esistenza
  • Non aver paura di lasciar intendere i nostri successi quando abbiamo seguito la strada di Dio e le nostre frustrazioni quando non ci siamo riusciti.
  • In ogni caso i riflettori non sono puntati su di noi.
  • Non siamo né gli eroi, né gli imputati, ma semplici compagni di viaggio con qualche anno in più
  • Ma che hanno anche il dovere di non tacere su ciò che è vero e buono.
  • Non è roba nostra, non stiamo cercando di piazzare la nostra merce.
  • O, meglio, è nostra, come è di tutti, perché è di Dio.
  • E’ un punto fermo.
  • (Un po’ come la validità dei Sacramenti, che è slegata dalla levatura morale del celebrante.)
  • Qualche declinazione pratica
  • Convincerci noi stessi che c’è una strada
    • Genitori: né amiconi, né dittatori. “Amministratori di un patrimonio umano che ci è affidato protempore”
    • Insegnanti: “capo – spedizione alla ricerca della verità, attraverso il sapere”
    • Volontari di parrocchia e oratorio (in ogni ambito). “Guide e fratelli maggiori, a cavallo tra impegno e tempo libero”
  • Conclusione: quanto più si rafforza la nostra personale identità di discepoli, tanto più diventiamo credibili ai giovani per le loro stesse scelte

Per la riflessione personale:

  • Quanto sono convinto della mia stessa fede, o, almeno, dei princìpi su cui si basa la mia vita?
  • Ritengo che l’interesse per le giovani generazioni in qualche maniera riguardi anche me?
  • Parlare ai giovani, lasciar capire i propri riferimenti, saper indirizzare……Lo considero come una indebita intromissione nella loro vita, oppure un giusto interessamento?
  • In generale, il fatto che gli adulti spesso non si permettano di dare indicazioni ai giovani va interpretato come segno di rispetto verso la loro libertà, oppure come paura di sentirsi rinfacciare i propri errori?