Biografia

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Origini e vocazione sacerdotale
S. E. Mons. Dante Lafranconi è nato il 10 marzo 1940 a Mandello del Lario (provincia di Lecco), nella diocesi di Como. Dopo aver compiuto gli studi ginnasiali e teologici nel seminario diocesano, è stato ordinato sacerdote il 28 giugno 1964.
Per completare gli studi teologici è stato inviato a Roma, dove ha conseguito la licenza in Storia ecclesiastica presso la Pontificia Università Gregoriana e il diploma di Teologia morale presso la Pontificia Accademia Alfonsiana.
Ritornato in diocesi, a Como, è stato vicerettore del Seminario maggiore dal 1968 al 1969, nell’ambito del quale a partire dal 1968 è stato docente di Teologia morale; dal 1970 al 1987 è stato membro del Centro diocesano per le vocazioni. Ha inoltre ricoperto i seguenti incarichi: delegato diocesano per la pastorale familiare; consulente per la formazione e lo studio dell’Istituto della Regalità; membro del consiglio presbiterale e vicario episcopale per la cura dei sacerdoti dei primi dieci anni di ordinazione.

L’episcopato savonese
Il 7 dicembre 1991 è stato nominato vescovo di Savona-Noli, ricevendo la consacrazione episcopale il 25 gennaio 1992 nella Cattedrale di Como per la preghiera di ordinazione e l’imposizione delle mani di mons. Alessandro Maggiolini. Tra le prime preoccupazioni, ha indicato un recupero di serietà nella scelta cristiana con particolare attenzione alla spiritualità e alla preghiera. Così ha promosso un convegno diocesano sulla pastorale familiare, mentre, nell’anno giubilare del 2000, si è svolto un altro incontro sulla spiritualità delle aggregazioni laicali. Il vescovo Lafranconi ha inoltre insistito sullo sviluppo della pastorale con particolare attenzione al mondo del laicato.
Nel settembre del 2000 è stato chiamato a presiedere la Commissione episcopale della CEI per la famiglia e la vita.

Un libro col vaticanista Accattoli
Nel 2000, in collaborazione con il vaticanista del “Corriere della Sera” Luigi Accattoli, ha scritto il volume “Non stancatevi del Vangelo. Un vescovo e un papà ai catechisti e agli educatori”, per i tipi delle Edizioni Dehoniane di Bologna. Il testo, un dialogo a quattro mani tra un vescovo e un papà, è per mons. Lafranconi un’ipotesi di come la ministerialità laicale ed episcopale, ciascuna dal proprio punto di vista diverso e complementare, possano collaborare nella trasmissione dei contenuti essenziali della fede cristiana con una rinnovata passione e convinzione. «Ecco due tratti fondamentali per il catechista: l’entusiasmo e la convinzione. Non vanno trascurate la preparazione e la competenza ottenute con il continuo aggiornamento, ma devo dire che non stanno qui le doti principali di un catechista. Prima di ogni altra esigenza, c’è quella di credere seriamente e di vivere ciò che si trasmette. Anche perché non basta trasmettere con la parola. (…) Non è sempre possibile essere entusiasti. È possibile però, ed è necessario, essere convinti. È per questo motivo che catechisti ed educatori hanno bisogno di una buona formazione teologica e spirituale, che, del resto, va aggiornata costantemente. Essere convinti non è la stessa cosa che essere appassionati. Ne è però la premessa necessaria. Quando alla convinzione si aggiunge l’amore per il Signore Gesù e per la Chiesa, per quella porzione di Chiesa che sono precisamente i ragazzi a cui ci offriamo come accompagnatori nel cammino di fede, allora quello che facciamo assume la vibrazione dei toni appassionati. Tanto più se si pensa che il nostro umile servizio si inserisce direttamente in quel percorso del Vangelo che attraversa tutta la storia dell’umanità, nella quale una generazione consegna all’altra il patrimonio della fede».

L’episcopato cremonese
Dopo dieci anni di ministero in terra ligure, l’8 settembre 2001 il Santo Padre Giovanni Paolo II lo ha chiamato a guidare la diocesi di Cremona dopo la morte del vescovo Giulio Nicolini, avvenuta improvvisamente il 18 giugno di quello stesso anno. Prendendo la parola durante il rito ufficiale di presa di possesso della diocesi, tenutosi il 4 novembre, mons. Lafranconi ha chiesto a tutti di «non sentirsi esclusi» dalle sue attenzioni e dalla sua disponibilità. E ha invitato la Chiesa cremonese a essere caritatevole, solidale, attenta agli ultimi e santa, sull’esempio del patrono sant’Omobono. E un esempio di carità lo ha dato egli stesso devolvendo ciò che la diocesi gli aveva presentato in dono a tre istituzioni caritative: il Centro di aiuto alla vita, le Cucine benefiche e la Casa famiglia “Sant’Omobono”.

Appena entrato in diocesi, intervistato sul tema del laicato, mons. Lafranconi ha detto: «Nella comunità parrocchiale e in quella diocesana, credo che una delle prime esigenze sia quella dell’ascolto reciproco: che i preti ascoltino i laici e i laici ascoltino i preti, in un dialogo sincero e maturo, che tenga conto del bene della Chiesa, non soltanto della propria parrocchia, della propria associazione, del proprio movimento. Un secondo aspetto è quello che riguarda la capacità d’interazione delle varie realtà di cui la Chiesa è fatta, perché la comunità, secondo un’immagine biblica, è come un corpo, dove ci sono tante membra, e ciascuna ha la sua funzione e il suo compito, e tutte sono ugualmente degne di esprimersi. A me pare che oggi, nella Chiesa, ci sia proprio bisogno di un riconoscimento e di una stima reciproci, tra preti e laici e tra laici, nella convinzione di essere un unico corpo, dove la morte di una parte è morte anche delle altre».
Molti i fronti di impegno pastorale: rivalutazione della quotidianità come occasione di fedeltà al Signore, impegno nella nuova evangelizzazione attraverso la “rivoluzione” del metodo catecumenale, che non solo chiede un maggior impegno ai genitori, ma anche alle parrocchie, chiamate a ribaltare totalmente la pastorale generale e, non da ultimo, la spinta affinché la famiglia non sia più soggetto passivo, ma attivo della vita ecclesiale.

Nel 2005 ha dato inizio alla visita pastorale. Ogni fine settimane, da venerdì a domenica, per sei anni, mons. Lafranconi ha goduto di un rapporto diretto con i suoi preti e con i fedeli laici. Particolarmente importanti gli incontri con i genitori durante i quali centrali sono stati i temi dell’educazione alla fede dei figli, ma anche della riscoperta del proprio rapporto con Dio magari sopito da molti anni. Per molti è stata l’occasione per superare certi luoghi comuni sul vescovo: non un burocrate a capo di un’organizzazione, ma un padre preoccupato della felicità dei suoi figli. Oltre alle tante precise indicazioni pastorali il Vescovo ha lasciato nelle parrocchie il ricordo di una persona amabile, attenta ai problemi della gente, per niente intimorita nel confrontarsi anche su temi scottanti. La visita si è conclusa nella primavera del 2011.

Durante gli anni dell’episcopato cremonese è stato:

  • Vice Presidente della Conferenza Episcopale Lombarda
  • Membro della Commissione Episcopale per la dottrina della fede, l’annuncio e la catechesi
  • Presidente della Commissione regionale per la famiglia e la vita

Il 16 novembre 2015 il Santo Padre ha accettato la rinuncia, presentata per raggiunti limiti d’età, al governo pastorale della Diocesi, nominandolo, con decreto della Congregazione per i Vescovi, amministratore apostolico della Chiesa cremonese fino alla presa di possesso canonica del suo successore, mons. Antonio Napolioni, il 30 gennaio 2016.

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