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L’ora di religione per una scuola con l’anima

Nel pomeriggio di martedì 17 gennaio nel Palazzo del Vicariato, a Roma, è stata presentata “Una disciplina alla prova”, quarta indagine nazionale sull’insegnamento della religione cattolica (IRC), edita dalla Elledici, promossa dall’Istituto di sociologia dell’Università salesiana e da alcuni Uffici Cei (Servizio nazionale per l’Irc; Ufficio nazionale per l’educazione, la scuola e l’università; Centro studi per la scuola cattolica).

Il Rapporto mette in luce come il valore dell’insegnamento della religione cattolica, che resta una materia ancora molto “scelta”, risieda nell’opportunità di comprendere la storia e l’anima del Paese grazie allo studio di un elemento fondante – strettamente legato a cultura, società e arte – che ne ha accompagnato la crescita nei secoli, segnando l’identità collettiva.

«Di quale “religione” hanno bisogno i giovani per vivere in maniera consapevole nella società attuale? Oggi l’IRC mira alla formazione umana degli studenti, una formazione che non può dirsi completa senza essersi interrogata sulla dimensione religiosa della persona». Lo ha affermato il segretario generale della CEI, il vescovo Nunzio Galantino, presentando l’indagine IRC, a trent’anni dalla revisione del Concordato.

Sintesi dettagliata dell’indagine

Intervento di Mons. Galantino

 

La scelta dell’ora di religione

Non è “l’ora dei cattolici” e neppure è rimasta confinata in un angolo, sebbene “all’epoca della firma del nuovo Concordato pochi avrebbero scommesso sulla tenuta di questo insegnamento, che oggi invece mostra di essere ancora vitale, con un tasso di adesione di poco inferiore al 90% nella media nazionale”. A osservarlo è la “Quarta indagine nazionale sull’insegnamento della religione cattolica in Italia a trent’anni dalla revisione del Concordato”, edita da Elledici con il titolo “Una disciplina alla prova”, a cura di Sergio Cicatelli e Guglielmo Malizia.

Nel corso degli anni il calo è stato contenuto, “con situazioni molto differenziate sul territorio nazionale: a fronte di un Sud che in venti anni è rimasto stabilmente intorno al 98%, c’è un Nord sceso ultimamente fino all’82%; inoltre, mentre le scuole dell’infanzia e del primo ciclo si mantengono ancora intorno al 90% di adesioni, le scuole secondarie di secondo grado scendono sotto l’82%. Un ulteriore fattore di differenziazione è poi costituito dall’urbanizzazione, dato che nelle città capoluogo l’IRC è scelto in misura nettamente inferiore rispetto alle scuole di provincia”. Dati che mostrano, secondo lo studio, come ci si trovi di fronte a “un panorama variegato, che a seconda del punto di osservazione può suggerire valutazioni negative o rassicuranti”.

Per quanto riguarda gli studenti, tra i motivi della scelta di avvalersi dell’IRC prevale l’appartenenza religiosa, “tuttavia il 91,7% degli insegnanti di scuola statale e il 56,8% di quelli di scuola cattolica dichiarano di avere in classe anche alunni non cattolici”. Tra gli studenti, si dichiara cattolico oltre il 90% nella primaria, mentre alle superiori percentuali oscillanti tra il 15 e il 30% sentono di non appartenere ad alcuna religione.

 

Profilo dell’insegnante di religione

No allo stereotipo dell’anziano curato che fa “catechismo” a scuola: gli insegnanti di religione sono per la stragrande maggioranza laici: il 96% nella scuola statale, il 65,7% in quella cattolica. E se i docenti lamentano, tra i punti di debolezza, la “persistente confusione con la catechesi” (46,3% degli intervistati), gli studenti invece hanno le idee ben chiare e in meno dell’1% dei casi fanno la medesima equazione.

L’indagine ha interpellato 2.982 insegnanti (2.279 nelle scuole statali, 703 in quelle cattoliche), osservando che “più della metà valuta la propria esperienza professionale pienamente soddisfacente e l’86,9% non intende prendere in considerazione l’ipotesi di abbandonare questo insegnamento”.

Tra i punti di forza dell’IRC gli insegnanti di scuola statale individuano soprattutto la capacità di rispondere alle domande di senso degli studenti (67,4%), i rapporti che si creano tra insegnante e studenti (62,0%), la possibilità di affrontare problematiche morali ed esistenziali (61,5%), la promozione del dialogo interreligioso e del confronto interculturale (57,3%).

 

Panorama del sapere religioso

Il sapere religioso degli studenti che si avvalgono dell’Insegnamento della religione cattolica oscilla tra un “sapere biblico” con “buone conoscenze” – seppur alternate a “lacune talora gravi” – e la necessità di riflettere, dati alla mano, “sulla solidità di alcuni principi teologici”. “L’informazione sui racconti fondamentali della storia biblica – riporta l’indagine – appare buona: percentuali oscillanti tra l’80 e il 90 per cento nei diversi campioni degli alunni di quarta primaria sanno che è stato Mosè a guidare gli ebrei nell’uscita dall’Egitto o danno il giusto significato ai racconti della creazione, sanno chi ha battezzato Gesù e che il principale contenuto della sua predicazione era il Regno di Dio, conoscono il contenuto della parabola del padre misericordioso e sanno riconoscere i nomi degli evangelisti. Ancora in prima media circa l’80% sa cosa vuol dire essere profeta e pochi di meno conoscono i motivi della condanna di Gesù”. “Buone prove si hanno anche con il sapere etico-antropologico, con le solite prevedibili oscillazioni”.

Invece, secondo lo studio, “più deludenti sono i risultati in campo teologico-dottrinale”, a partire da una domanda fatta agli studenti su “quale fosse il nucleo centrale della fede cristiana”, cui meno della metà ha dato risposta corretta. Deboli pure le competenze storiche e quelle linguistiche, con il termine “cattolica” applicato alla Chiesa “interpretato spesso come sinonimo di cristiana, mentre solo quote oscillanti tra il 20 e il 45% nei diversi anni di corso sanno che cattolica vuol dire universale”.

 

IRC in diocesi di Cremona

Sul territorio diocesano nell’anno scolastico 2015/16 la percentuale degli “avvalentisi” era complessivamente dell’81,57% (79,45% negli istituti statali), con una punta massima dell’84,26% nelle secondarie di primo grado e una minima del 77,82% nelle secondarie superiori; nelle scuole dell’infanzia e nelle primarie, statali e paritarie, l’insegnamento religioso era stato scelto – rispettivamente – dall’82,62% e dall’82,17% degli iscritti.

Tutti i dati IRC per l’anno 2015/16

Dati resi noti dall’incaricato diocesano per l’Insegnamento della religione cattolica nelle scuole, don Claudio Anselmi, che ha approfondito la questione anche nel convegno nazionale dello scorso giugno su “Scuola e pluralismo religioso”. Nella sua relazione don Anselmi, riferendosi ad alcuni recenti messaggi dei Vescovi italiani, ha motivato l’alto ‘indice di gradimento’ della religione a scuola con il fatto che “la domanda religiosa è un’insopprimibile esigenza della persona umana e l’insegnamento della religione cattolica intende aiutare a impostare nel modo migliore tali domande, nel rispetto più assoluto della libertà di coscienza di ciascuno”. Questo insegnamento può essere ritenuto dagli studenti “un modo eccellente per completare la propria formazione personale e trovare un autorevole punto di riferimento sulle più delicate questioni di senso, sui problemi del mondo in cui viviamo, sull’interpretazione della realtà religiosa sempre più segnata dal pluralismo e dalla necessità di un confronto aperto, continuo e consapevole”.

Abstract relazione        Pdf presentazione

Concetti che tornano di attualità in questi giorni, visto che, all’atto delle iscrizioni alle classi prime, gli studenti e i loro genitori devono dichiarare espressamente se intendono avvalersi dell’insegnamento della religione cattolica. La scelta – viene ribadito nella circolare sulle iscrizioni 2017/18 – “ha valore per l’intero corso di studi, fatto salvo il diritto di modificarla per l’anno successivo entro il termine delle iscrizioni, esclusivamente su iniziativa degli interessati”. Una scelta importante, dunque, da farsi “con convinzione e fiducia – ha sottolineato il presidente della Conferenza episcopale italiana, card. Angelo Bagnasco – affinché i valori universali della religione possano diventare simbolo del pensare e del vivere”.

La scelta dell’ora di religione

Informativa alle scuole sulla raccolta dati 2017/18