CORPUS DOMINI

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CHI MANGIA LA MIA CARNE E BEVE IL MIO SANGUE

DIMORA IN ME E IO IN LUI.

ALLELUIA.

(dalla Liturgia delle Ore Domenicana)

    O figlia carissima, apri bene l’occhio dell’intelletto per contemplare l’abisso della mia carità: non v’è creatura dotata di ragione che non si senta sciogliere il cuore per slancio d’amore vedendo, tra gli altri benefici ricevuti da me, quello che ricevete in questo sacramento.

    Vedi dunque come dovete ricevere e contemplare questo sacramento, non soltanto col sentimento corporeo ma con il sentimento spirituale, disponendo il sentimento dell’anima a riceverlo e a gustarlo, come ti ho detto.

    Considera, carissima figlia, a quale eccellentissimo stato è elevata l’anima quando riceve nel modo dovuto questo pane della vita, cibo degli angeli. Nel riceverlo essa sta in me ed io in lei; come il pesce sta nel mare ed il mare nel pesce, così Io sto nell’anima e l’anima in me, mare di pace. Nell’anima permane la grazia, e vi rimane perché essa ha ricevuto questo pane della vita in stato di grazia; dopo che si è consumata la specie del pane, Io vi lascio l’impronta della mia grazia, come il sigillo che si imprime sulla cera calda: quando il sigillo vien tolto, la sua impronta rimane. Allo stesso modo vi rimane nell’anima la forza di questo sacramento, ossia il calore della mia divina carità, clemenza dello Spirito Santo. Vi rimane il lume della sapienza del Figlio mio unigenito, nella quale l’occhio dell’intelletto viene illuminato. E l’anima rimane fortificata partecipando della mia fortezza e potenza, che la rende forte e potente contro la propria passione sensibile, contro i demoni e contro il mondo.

    Vedi così come le resta l’impronta dopo che è stato tolto il sigillo; consumata la materia, ossia gli accidenti del pane, questo Sole vero si ritrae nella sua sfera – senza peraltro essersene mai staccato, come ti ho detto, perché sempre è stato unito a me – dopo che l’abisso della mia carità ve lo ha dato in cibo per generosità e provvidenza divina, sovvenendo alle vostre necessità col procurarvi il nutrimento della mia dolce Verità, in vista della vostra salvezza, e affinché vi sosteniate in questa vita, ove siete pellegrini e viandanti; ed anche affinché non perdiate la memoria del beneficio del sangue.

Da «Il Dialogo» di santa Caterina da Siena, vergine e dottore della Chiesa.

Immagine: Beato Angelico, Comunione degli Apostoli, Cella n. 35, Firenze, Museo di S. Marco.