Il Vescovo a S. Sigismondo: «Scuola, rifugio e sorgente in cui ritrovare il senso del tempo»

Il pomeriggio di venerdì 6 gennaio, nei Vespri dell'Epifania, mons. Napolioni ha festeggiato con le Domenicane il 9° anniversario della clausura
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È insieme alla comunità monastica claustrale domenicana di Cremona che, nel pomeriggio di venerdì 6 gennaio, il vescovo Antonio Napolioni ha presieduto i Secondi Vespri della solennità dell’Epifania. L’occasione è stato il nono anniversario della posa della clausura papale sul monastero di S. Sigismondo, diventato vera e propria «scuola, rifugio e sorgente in cui ritrovare il senso del tempo», ha precisato il Vescovo nell’omelia.

Il canto del Vespro si è svolto nel clima familiare e di intensa spiritualità che da ormai un decennio caratterizza le liturgie delle Domenicane.

Accanto al Vescovo don Gianpaolo Maccagni, vicario episcopale per la Pastorale e il Clero, oltre che cappellano del Monastero, e don Giuliano Brambilla, delegato episcopale per la Vita consacrata e parroco della Beata Vergine di Caravaggio, nel cui territorio parrocchiale si trova S. Sigismondo.

Ma non mancavano neppure alcuni altri sacerdoti presenti tra l’assemblea composta anche da alcune religiose camilliane e alcuni studenti dell’Ordine dei frati predicatori.

Dopo il canto del Vespro, animato dalla comunità claustrale, è stata esposto il Santissimo per l’adorazione.

L’annuncio della Pasqua, caratteristico di questa solennità, ha quindi preceduto la riflessione del Vescovo, che ha da subito voluto sottolineare come la gloria di Dio dipenda da quanto la vita è sacramento. «L’Eucaristia – ha infatti sottolineato – non è fine a se stessa. Ne abbiamo infinito bisogno per diventare corpo di Cristo».

«I nostri giorni sono fatti di Pasqua», ha quindi ricordato il Vescovo, ricordando come proprio dalla Pasqua, nella morte e risurrezione di Cristo, si santifichi il tempo e la vita prenda senso.

Proprio riflettendo sul tempo, guardando all’anniversario della posa della clausura, mons. Napolioni ha ricordato come la vocazione delle Domenicane non sia affatto da intendere come una fuga dal mondo, quanto un radicale immergersi nei giorni e nelle opere umane. «Voi custodite qui – ha detto il Vescovo alle monache – un senso particolare del tempo. E potete e dovete essere per noi una scuola, un rifugio, una sorgente in cui ritrovare il senso del tempo».

La riflessione sul tempo è proseguita citando alcuni passaggi dell’esortazione apostolica Evangelii Gaudium, dove Papa Francesco evidenzia che “Il tempo è superiore allo spazio” (EG 222-225).

«L’adorazione di stasera, come una vita spesa nella meditazione della Parola, nella lode di Dio, nell’adorazione del Signore e dei sui segni più concreti, il primo dei quali sono i fratelli, – ha poi aggiunto mons. Napolioni – dà corpo a questo tempo, che altrimenti ci sfugge, ci scappa di mano, perde senso, ci precipita nella depressione, nel non senso, nel nulla». Lo sguardo è quindi andato al nuovo anno liturgico che sta per iniziare, la cui bellezza si può valutare solo nella misura in cui si incarna, assumendo, nella maniera di Gesù, tutta l’umanità e la storia.

L’invito del Vescovo è stato quindi quello di non fare bilanci, ma lasciarsi prendere per mano dal Signore, perché gli atteggiamenti, le scelte, i gesti e i progetti della vita possano sempre più corrispondere alla logica dell’Eterno che si è fatto Bambino.

L’anniversario della posa della clausura per la comunità monastica cremonese (18 consacrate in tutto) sotto la guida dalla priora, madre Maria Lucia Soncini (che aveva ricoperto l’incarico già negli anni del trasferimento dal monastero di Fontanellato a Cremona), apre un anno caratterizzato da un felice intrecciarsi di date. Se il 21 gennaio si chiuderà il Giubileo dell’Ordine domenicano (forte richiamo alla conversione che in parte è coinciso con l’Anno Santo della Misericordia), il 3 luglio 2017 la comunità cremonese ricorderà anche il secondo centenario della nascita del Monastero. Era, infatti, il 1817 quando dodici monache, miracolosamente sopravvissute alle soppressioni napoleoniche, diedero inizio in Fontanellato (Parma) a una nuova comunità: il “Monastero S. Giuseppe”. Il nome fu assunto dal titolo della chiesa ad esso annessa, popolarmente detta “Santuario della Regina del Rosario”, ma canonicamente riconosciuta come “Oratorio dedicato a S. Giuseppe”. Il secondo centenario del Monastero S. Giuseppe coincide, dunque, con i due lustri di presenza della comunità monastica a Cremona.

Proprio in occasione di questi anniversari la comunità domenicana cremonese ha deciso di condividere la propria storia attraverso un racconto, pubblicato a puntata per tutto il corso dell’anno, sul proprio sito internet, all’indirizzo www.diocesidicremona.it/monasterodomenicano. Già on-line una prima puntata.

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